Qualcosa che non fosse solo una pagina con un elenco di informazioni ma potesse risultare un po' più vera e gradevole da leggere.
Non so se ci sono riuscita: parlare di sé è impresa non semplice....
Sono nata a Modena -in casa come succedeva allora - e "dentro le mura"; insomma sono una Zemiàna.
Sono nata a Modena e ci abito da sempre, a parte la parentesi milanese durata qualche anno nei primi anni settanta.
Il mio racconto inizia da lontano ma non temete, non la faccio troppo lunga.
Questi bei ragazzi qui sopra sono il mio babbo e la mia mamma il giorno del loro matrimonio.
Sono nata a Modena e ci abito da sempre, a parte la parentesi milanese durata qualche anno nei primi anni settanta.
Il mio racconto inizia da lontano ma non temete, non la faccio troppo lunga.
Questi bei ragazzi qui sopra sono il mio babbo e la mia mamma il giorno del loro matrimonio.
Non circolavano molti soldi nelle loro tasche ma erano felici e si amavano molto.
Per un po' ebbero in affitto una stanza in via Sant'Agostino, non molto lontano dall'abitazione della mia nonna paterna: possedevano un paio di reti con relativi materassi e null'altro.
I pochi abiti stavano appesi a un filo tirato tra due chiodi da un muro all'altro.
I pochi abiti stavano appesi a un filo tirato tra due chiodi da un muro all'altro.
La mamma aveva allestito due tavolini da notte ai lati del letto, ricoprendo con una stoffa colorata e cucita a balze, un paio di cassette di legno - quelle per la frutta - sovrapposte.
Era molto orgogliosa di questo suo lavoro di bricolage e ogni volta che me lo ha raccontato, nel corso degli anni, le brillavano gli occhi.
Per i pasti e tutte le altre esigenze facevano riferimento all'abitazione della nonna che si trovava qualche piano più giù.
Sono nata in quella stanza un lunedì mattina di ottobre, aiutata dalla levatrice.
Mi hanno raccontato che ero una bimba buonissima, mangiavo e dormivo. Durante il giorno, nei primi mesi della mia vita, stavo in casa con "la Teresa", la nonna paterna, perché babbo e mamma dovevano lavorare.
Non li vedevo mai, i miei genitori, erano sempre al lavoro.
Non li vedevo mai, i miei genitori, erano sempre al lavoro.
Il mio babbo aveva nove tra fratelli e sorelle, quasi tutti ancora non accasati.
Ero, mi hanno raccontato, una neonata molto buona, mangiavo e dormivo; le eventuali dimostrazioni di affetto di chi passava accanto alla cesta , poi lettino, le ricambiavo con sorrisi e gorgheggi afferrando, quando potevo, lembi di abiti per farmi prendere in braccio.
Ma non capitava molto spesso, mi hanno detto.
Ero, mi hanno raccontato, una neonata molto buona, mangiavo e dormivo; le eventuali dimostrazioni di affetto di chi passava accanto alla cesta , poi lettino, le ricambiavo con sorrisi e gorgheggi afferrando, quando potevo, lembi di abiti per farmi prendere in braccio.
Ma non capitava molto spesso, mi hanno detto.
Stanchi della vita "affollata" in famiglia, un anno dopo la mia nascita i miei genitori trovarono casa, la loro prima casa: un solaio.
Era una stanza di una ventina di metri quadrati al quarto ed ultimo piano di uno storico palazzo in centro , con una finestra che affacciava su uno strettissimo cortile interno e una porticina per accedere allo sgabuzzino, ricavato nella parte più bassa del tetto spiovente, usato per riporre la legna per la stufa.
In quella stanzetta - che ricordo molto bene nei minimi particolari avendoci trascorso i primi cinque anni della mia vita - riuscirono a fare entrare un letto matrimoniale (finalmente un letto vero) un lettino per me, di legno e con le sbarre, un tavolo con il ripiano di marmo, quattro sedie, un mobile-dispensa (che qui da noi si chiamava "vetrina")
e una stufa a legna.
Il bagno privato rimaneva un lusso: era in comune con la famiglia del piano di sotto.
Ho ricordi nitidi e precisi di quei cinque anni, sono come perle di una preziosa collana che spero di potere presto iniziare a raccontare al mio nipotino.
Ricordi tutto sommato belli anche se velati di malinconia per la solitudine che mi ha un poco accompagnato per tutta l'infanzia e, soprattutto, nell'adolescenza.
Ricordi tutto sommato belli anche se velati di malinconia per la solitudine che mi ha un poco accompagnato per tutta l'infanzia e, soprattutto, nell'adolescenza.
Con quel trasloco cambiò anche un po' la mia vita. Il mio punto di riferimento divenne la mia nonna materna, la nonna Ernesta.
Con lei ho trascorso gran parte della mia infanzia.
Non era molto affettuosa ma sicuramente più espansiva di mia mamma: di mia nonna ho qualche ricordo di coccole e abbracci; di mia mamma no, nemmeno uno.
Da piccolina ero definita "quella della bronchitina" perché durante l'inverno avevo spesso la tosse, il raffreddore,...
Con lei ho trascorso gran parte della mia infanzia.
Non era molto affettuosa ma sicuramente più espansiva di mia mamma: di mia nonna ho qualche ricordo di coccole e abbracci; di mia mamma no, nemmeno uno.
Da piccolina ero definita "quella della bronchitina" perché durante l'inverno avevo spesso la tosse, il raffreddore,...
E poi , pur mangiando come un lupacchiotto, ero magrissima: un grosso cruccio per i miei che passavano l'inverno a risparmiare per poi spedire, durante l'estate, me e la nonna un mese al mare in quel di Cattolica e Gabicce, in Romagna.
Tutto questo finì quando raggiunsi l'età per la colonia estiva organizzata dal Comune della mia città: dai sei ai dodici anni, ogni estate, salivo su una corriera insieme a decine di coetanei urlanti; destinazione mare, prima...
....e montagna, subito dopo.
Due lunghi mesi lontana da casa.
Quanti magoni. Quanta solitudine. Ma non c'era alternativa.
Quanti magoni. Quanta solitudine. Ma non c'era alternativa.
Arrivai in classe prima sapendo leggere e scrivere alla perfezione e questo, credo, disturbò parecchio la mia maestra. Non se ne faceva una ragione. Tutta una classe di bimbe provenienti dalla crema della società modenese - figlie di avvocati, primari d'ospedale, professionisti - e l'unica che sapesse leggere e scrivere ( e anche bene) era questa mingherlina figlia di operai...mah!
Il mio sviscerato amore per la scuola subì duri colpi in quei primi tre anni: echeggia ancora nelle orecchie quel "ladra, ladra, ladra"...
Poi mi cambiarono istituto e tutto cambiò , l'amore ritornò.
Dalle medie in poi gli amici iniziarono a chiamarmi "macca" , abbreviando il mio cognome; da qui a "la sandra macca"-secondo l'abitudine di queste parti di usare l'articolo con i nomi propri di perona - il passo fu breve: ecco spiegato il nome del blog.
Da adulta sono poi diventata maestra e lo sono stata tutta la vita. Fino al primo giorno di settembre del duemilanove: ora sono una maestra in pensione.
Quarantadue anni tra i banchi di scuola, un'avventura entusiasmante e straordinaria.
Contemporaneamente mi sono sposata....
... abbiamo cresciuto nostro figlio ....
... ho vissuto.
Quello che sono ...
... e le mie passioni sbucano fuori qui e là dalla mie pagine.
-Bologna, maggio 2011-Primo raduno Blogger
Così mi vedeva qualche anno fa Mariarita Brunazzi, artista mantovana .
Poi, come spesso accade nella vita, nel gennaio 2014 sono stata investita da uno TSUNAMI.
Un controllo medico di routine per verificare una probabile calcolosi, ha svelato casualmente l'OSPITE silente e nascosto da chissà quanto tempo: carcinoma mammario metastatico in fase avanzata.
E la mente si perde vagando in intricati pensieri gelidi e arroventati nello stesso tempo.
Fatichi a fartene una ragione perché da sempre segui controlli annuali quali mammografia e ecografie .
Invisibile , ti dicono.
Mezzi diagnostici insufficienti.
E ti senti tradita e anche un po' presa in giro dal caso.
Per me non è prevista guarigione ma confido in quanto mi ha detto il Professor Aron Goldhirsh dello I.E.O. di Milano:"Ci sono molte possibilità di cura per il suo caso e lei, signora,rischia di vivere a lungo".
Poi mi cambiarono istituto e tutto cambiò , l'amore ritornò.
Dalle medie in poi gli amici iniziarono a chiamarmi "macca" , abbreviando il mio cognome; da qui a "la sandra macca"-secondo l'abitudine di queste parti di usare l'articolo con i nomi propri di perona - il passo fu breve: ecco spiegato il nome del blog.
Da adulta sono poi diventata maestra e lo sono stata tutta la vita. Fino al primo giorno di settembre del duemilanove: ora sono una maestra in pensione.
Quarantadue anni tra i banchi di scuola, un'avventura entusiasmante e straordinaria.

Contemporaneamente mi sono sposata....
... abbiamo cresciuto nostro figlio ....
... ho vissuto.
Quello che sono ...
... e le mie passioni sbucano fuori qui e là dalla mie pagine.
-Bologna, maggio 2011-Primo raduno Blogger
Così mi vedeva qualche anno fa Mariarita Brunazzi, artista mantovana .
Poi, come spesso accade nella vita, nel gennaio 2014 sono stata investita da uno TSUNAMI.
Un controllo medico di routine per verificare una probabile calcolosi, ha svelato casualmente l'OSPITE silente e nascosto da chissà quanto tempo: carcinoma mammario metastatico in fase avanzata.
E la mente si perde vagando in intricati pensieri gelidi e arroventati nello stesso tempo.
Fatichi a fartene una ragione perché da sempre segui controlli annuali quali mammografia e ecografie .
Invisibile , ti dicono.
Mezzi diagnostici insufficienti.
E ti senti tradita e anche un po' presa in giro dal caso.
Poi ho deciso di dichiarare guerra allo sporco bastardo
e l'8 marzo 2015 ho pubblicato QUESTO
Sono ancora qui
E allora vivo.
Giorno per giorno.
18 Ottobre 2017
Sandra, stamani, mi sono messa a girare ed ho visto questa tua tenera presentazione.
RispondiEliminaUna vita semplice, da cui traspaiono i valori che la fanno speciale.
Un sorriso
Gingi
Ciao Gingi...ho scritto queste righe qualche giorno fa e ho messo un post in bozze per poi farle conoscere. Aspettavo il "dopopasqua"......MI HAI SCOPERTA...ah...ah...ah!
RispondiEliminaGrazie carissima, il tuo commento mi commuove.
Una bellissima presentazione. Quando ho letto che si una maestra in pensione mi sono venute le lacrime agli occhi. Magari un giorno ti spiego il perché. Spero di rileggerti presto.
RispondiEliminaAnnie
Cara Sandra, è una bellissima storia commovente. Sei una bellissima persona.
RispondiEliminaBuon fine settimana
Vania
Che bella presentazione, mi hai ricordato anche un po' la mia infanzia: la "vetrina" io la chiamo credenza, ce l'aveva anche mia nonna e a dir la verità l'avrei voluta ereditare, perché mi piaceva tanto (la sua era bianca e celeste), per fortuna mi è toccata una sorta di baule, semplicissimo senza fronzoli e dipinto di bianco anche quello, era speciale per un solo motivo: lei ci conservava il pane!
RispondiEliminaE poi la colonia estiva al mare: il nostro comune metteva a disposizione lo scuolabus, si stava via per un mese, ma naturalmente a me piaceva stare lontano da casa, anche perché lì facevamo tanti giochi, e si poteva pure scegliere!!
Racconto semplice, ma profondo, carico di emozioni sincere e di un senso della realtà umano.
RispondiEliminaBella presentazione.
Buona giornata
Ehi! Ti voglio bene! Bacio mega, Macca :))
RispondiEliminaChe bello, Sandra! leggere queste parole mi ha fatto venire il magone!
RispondiEliminagrazie per aver condiviso con noi!
Ciao Sandra!!!
RispondiEliminaDopo lo vado a scrivere anche di là! ;o)
Che bello questo racconto, simile sotto certi aspetti per molti contadini delle nostre zone.
In molti hanno dormito in solai, in molti erano mezzdari, ed in molti l'unico sollievo era il calore della stufa la sera dopo aver lavorato sodo tutto il giorno nei campi.
Però che bella questa tua "biography"!
Ora non hai più segreti!
10 e LODE maestra! ;o)
Un abbraccio. NI
Cara Sandra, grazie di condividere con noi la tua vita.
RispondiEliminaTutto molto emozionante.
Un caro abbraccio.
E' un dono inestimabile per il tuo nipotino, quando sarà adulto...
RispondiEliminaCiao Sandra,quelli della tua infanzia, erano momenti davvero difficili.Buona giornata
RispondiEliminaL'audacia di scrivere di sè...senza celarsi dietro a versi e parafrasi. Complimenti, hai aperto uno scorcio della "nostra" infanzia in ognuno di noi credo...a me sì. Ciao.
RispondiEliminaRicordo di aver commentato il post: ladra, ladra, ladra...
RispondiEliminaVorrei proprio sapere che persone sono quelle che te lo hanno gridato! Tu, dalle cose che hai scritto qui e che scrivi nei post, sei veramente una bella persona. Laura
Ciao Sandra!
RispondiEliminaChe bella la tua presentazione...e si sente l'amore per la tua famiglia e le tue radici.
Un bacione.
Nunzia
Una bellissima presentazione, che ci aiuta a conoscerti meglio.
RispondiEliminaGrazie per aver condiviso i tuoi ricordi d'infanzia ed aver risvegliato i miei, che hanno molti punti in comune.
Mi è piaciuto molto leggere la tua biografia dalla quale traspare l'amore per la tua famiglia.Eh sì tempi difficili,non dirlo a me che son più avanti negli anni.Ciao e grazie della visita.Olga
RispondiEliminaCara Sandra, che splendido momento di condivisione. Sai che mi sono commossa ? Grazie davvero..sono le esperienze, a volte le più dure e difficili che ci rendono persone speciali. Diventiamo ciò che siamo grazie al nostro vissuto, proprio come dici tu. Ti abbraccio..
RispondiEliminaCome mi è piaciuto leggere il tuo racconto autobiografico "Macca"! Ci credo che già all'inizio della prima sapevi leggere e scrivere, sei veramente molto portata per questa cosa, tanto che se fossi in te quasi, quasi scriverei un libro...Belle anche le foto che completano le parole sincere, emozionanti, appassionate che ci hai regalato facendoci conoscere un pò più di te.
RispondiEliminaP.s. Capisco ora perchè nella foto di gruppo scolastica avevi l'aria un pò abbacchiata...i bambini a volte sanno essere crudeli.
Ieri sera ho visto Titanic.
RispondiEliminaSai che, i tuoi genitori sembrano due attori di quel tempo? Straordinari!
Anche il tuo percosso di vita vissuta è straordinario. Sei una bella persona di cuore.
Una notte serena, Edo
Ciao sandra, è molto bello ciò che hai pensato di fare.
RispondiEliminaSei uscita dall'anonimato di Blogger e hai dato voce alla tua vita.
Baavissima.
Un bacio.
Morena
Ma che bello:-)))...la tua storia mi ha emozionata! Grazie per averla condivisa!
RispondiEliminaUn bacione grande!
Il tuo passato e la poesia sono una cosa sola, carissima Sandra
RispondiEliminaSandra, quanto è commovente quello che hai scritto! Ci si sente il tuo modo di essere, il tuo amore per la vita, la tua creatività. Ora ti conosco un pochino di più.
RispondiEliminaciao Sandra grazie per questo tuo racconto di vita vissuta, semplice, ma non scontato, bella scoperta about me, si approfondiscono le conoscenze,complimenti baci rosa a presto buona giornata.)
RispondiEliminaSandra, non riuscivo ad entrare. Stavo per mandarti una mail, quando finalmente ho potuto leggere la tua pagina e i tuoi preziosi ricordi.
RispondiEliminaDirei che dalle tue parole traspare lo spirito di una donna serena e soddisfatta della propria vita.
Sei una persona deliziosa e positiva e sono felice di averti per amica, anche se soltanto in questo modo tecnologico, che però non toglie niente al piacere di scambiarsi idee e opinioni.
Un abbraccio!
Cristiana
Un bel viaggio Sandra, tante gioie e qualche fatica l'hanno resa degna di essere vissuta e di continuarla a vivere felice... la vita.
RispondiEliminaCon te e con la tua famiglia si ha proprio un paradigma dell'Italia bella dentro!
RispondiEliminaSuscitare tenerezza mi lusinga. Ciao Gingi, grazie.
RispondiElimina"Anonima" Annie...grazie. Spero anch'io di leggerti presto.
RispondiEliminaVania...grazie anche qui.
RispondiEliminaElle, la credenza (questo è il vero nome di quel mobile) l'ho donato ad una cara amica e con piacere. Quanto alla colonia...io non amavo molto andarci, soffrivo tanto la lontananza. Forse perché avevo memoria degli anni precedenti con la nonna; ma raggiunta l'età giusta...la colonia era più economica!
RispondiEliminaMassimo sono commossa per il tuo commento...scritto da te ha un gran valore!
RispondiEliminaGiacy.nta ....ricambiato con tutto il cuore!
RispondiEliminaGrazie.
Marianna...veramente??!!
RispondiElimina:0)
GRAZIE
Grazie anche qui, Ni!!!
RispondiEliminaGianna grazie a te. La mia nonna è stata preziosa per me...spero di poter essere altrettanto.
RispondiEliminaGrazie Erborista. tempi difficili, sì. Ma soprattutto per i miei genitori: a me non è mai mancato nulla.
RispondiEliminaPino...che bella cosa hai detto. Grazie.
RispondiEliminaGrazie Laura, grazie davvero.
RispondiEliminaCara Nunzia....di amore ce n'è davvero stato tanto.
RispondiEliminaGrazie.
Lo sospettavo, Krilù. Grazie.
RispondiEliminaGenerazioni simili anche se sparse per tutta la penisola...Grazie Olga!
RispondiEliminaEsattamente come dici tu, Mary...tutti noi "siamo le nostre radici".
RispondiEliminaGrazie.
Grazie Ninfa...sì non ero molto a mio agio in quel gruppo . Ma poi in terza cambiai scuola per fortuna.
RispondiEliminaGrazie mille per tutti i complimenti.
Un abbraccio grande. A presto.
Macca
Edoardo...gli amici di babbo e mammma, quando erano giovani, li chiamavano John e Liz...davvero! Trovavano una vaga somiglianza con John Wayne e Liz Taylor...pensa-te!!!
RispondiEliminaSì Morena mi è sembrata una bella idea...non mi sono pentita.
RispondiEliminaDi nuovo grazie!
Grazie anche qui, Cristina.
RispondiEliminaGrazie Madame, cara amica mia!
RispondiEliminaAmbra...grazie. Santa paletta tutta 'sta commozione ...mi commuove...ah...ah...ah!
RispondiEliminaRosa son contenta che ti sia piaciuto questo modo di parlare di me. Ti ringrazio tanto.
RispondiEliminaCristiana hai detto quello che penso anche io di te. A volte però mi dispiace un po' non potere rendere reali alcune delle amicizie virtuali...pazienza.
RispondiEliminaGrazie davvero.
Sì...il viaggio continua Silvano. E ne sono ben contenta!
RispondiEliminaGrazie mille.
Hai scritto anche qui Adriano. Grazie!!!
RispondiEliminache bel racconto, da leggere tutto d'un fiato. Sono parole molto belle, che ti auguro presto di raccontare presto al tuo nipotino (molto fortunato ad avere una nonna così).
RispondiEliminaUn caro saluto da una tua concittadina che ti segue silenziosamente da un po'.
Sandra
Che emozione leggere questa pagina! Grazie per aver condiviso con noi il racconto della tua vita... :-)
RispondiEliminaSono nato all'ostedale Vecchio ma fino a sei anni ho vissuto in via Pomposa 36 in un granaio al quarto piano.
RispondiEliminaMia madre dice che adesso si chiama mansarda, mia nonna quando l'ha vista ha pianto quindici giorni.
Si entrava chinando la testa,direttamente nella camera da letto, ai piedi del letto c'era la tavola per mangiare, nel muro, raso terra una finestra tonda diametro sessanta. Scesi due scalini,c'era la cucina e oltre la tenda il bagno,diceva mio padre che da seduti sul vater si poteva mescolare il soffritto, anche questa finestra era rasoterra, quadrata, diametro settanta.
C'era la vetrina, una poltrona e non ricordo altro, ma forse non c'era altro.
Il padrone di mio padre ogni tanto ci portava della carne e mio padre un giorno fece un debito e comprò una radio.
Non ricordo niente di mia sorella.
Mio padre emigrato dal mantovano aveva vissuto con mio zio in via Falloppia, dormiva in una stanza col cane e tornato dal lavoro era costretto a suonare la fisarmonica sotto il Portico del Collegio, praticamente chiedeva l'elemosina.
Mio zio non era un gran zio ma "a ghera na miseria ca zigheva l'aria" e ci si arrangiava.
Un anno fa c'era il portone aperto e ho risalito le scale di Via Pomposa 36, tutto nuovo e ristrutturato, il nostro granaio forse adesso è un delizioso bilocale.
Mi piacerebbe suonare quel campanello e chiedere al proprietario se posso, dopo cinquant'anni, far rivisitare la sua prima casa a mia madre, ma non so se è una bella cosa.
Però non ho dei ricordi tristi.
Massimo
Ciao Sandra...grazie. Anche per aver deciso di non restare più silenziosa!
RispondiElimina:0)
Massimo, radici comuni. Ma già lo sapevo. Caspita, Via Pomposa: ora il salotto di Modena...pensa te!!!
RispondiEliminaSai che io passo spesso da via Tre Re 62 e trovo sempre il portone (portone...allora mi sembrava enorme ma in realtà non è troppo grande) chiuso: adesso è un condominio ristrutturato, è tutto cambiato. Nemmeno io ho ricordi tristi...anzi!!Ho grande invidia per le persone che possono ancora entrare nella casa della loro infanzia.
Ti ringrazio immensamente per questa tua testimonianza. Grazie davvero.
Bellissimo racconto, come tutte le cose che scrivi tu! Ah, aver avuto una collega come te...chissà quanto mi avresti dato dal punto di vista umano e professionale!
RispondiEliminaUn bacissimo da Lella
Grazie davvero Lella. Io sono stata fortunata. A parte un paio d'anni, ho sempre avuto fantastiche colleghe (ho sempre lavorato nel tempo pieno...due per classe) : la prima per sette anni e siamo ancora amiche adesso; la seconda per otto anni, poi ottenni la sede vicino casa; e poi tantissimi anni sempre con la stessa persona...finché non andò in pensione, tre anni prima di me.
RispondiEliminaTi ho scoperto or ora per caso...ho letto la splendida presentazione e sono andata "a zonzo" qua e là tra le pagine del tuo blog: bello bello bello: lo metterò tra i miei preferiti e verrò a trovarti spesso!
RispondiEliminaCiao da Marisa
P.S. Abbiamo qualcosa in comune: abito anch'io in Emilia Romagna (provincia di Ravenna)e sono pure un'insegnante di scuola primaria (ma non ancora in pensione).
Ciao Sandra,
RispondiEliminameglio tardi che mai!, ed eccomi a dirti che hai fatto una presentazione splendida e che il tuo racconto è commovente. Noi, nella campagna del Delta del Po, si aveva il bagno in un angolo dell'aia vicino alla casetta del maiale e al pollaio, assieme alla famiglia di uno zio. Una mia cugina sposata con un proprietario terriero lo aveva nel campo vicino, perché così -diceva il marito- concimava direttamente! :)
Altri tempi.
Un abbraccio
Nou
Grazie Marisa...scura il ritardo nel rispondere. Spero davvero di "incontrarti" nuovamente. A presto.
RispondiEliminaCiao Nou...GRAZIE!!!!
RispondiEliminaComplimenti. Scrivi bene.
RispondiEliminaGrazie Roberto...ho sbirciato il tuo blog e anche Pinterest: mi piace il tuo fotografare. Ora casco dal sonno ma tornerò con la calma necessaria. Grazie per essere passato di qui .
RispondiEliminaFelice notte.
ciao queste storie di vita semplice mi commuovono sempre mi fanno pensare alla vita dei nostri genitori a quanto hanno lavorato e sofferto per darci una vita migliore della loro.!ANNA MARIA e "un posto per sognare bambole fate e folletti
RispondiEliminaGrazie Anna Maria. Davvero è come dici tu.
EliminaHo letto con tanto piacere , e sorpresa andavi al mare a cattolica e Gabicce ....beh io sono di Rimini !!
RispondiEliminaciao complimenti X il blog
Grazie Valerio. Oggi sono un po' in difficoltà: blogger non mi rende la vita facile e si blocca continuamente...non riesco a passare tra i blog come vorrei. Vediamo domani....
RispondiEliminaCara Sandra, io sono Brunella sono arrivata oggi al tuo blog per la prima volta, la storia della tua vita e dei tuoi genitori è tenera e commovente, è quella che ci ha insegnato ancor oggi ad apprezzare le cose più semplici e ad essere felici con poco. Penso che tornerò presto a trovarti, ciao brunella patrone blog
RispondiEliminaCiao Brunella Patrone, grazie per la lettura di questa pagina e per il tuo commento. Vorrei ricambiare ma non sono riuscita a capire come raggiungere il tuo blog, se ne hai uno. Puoi aiutarmi?
RispondiEliminaCara collega ,mi chiamo Dora FORINO e sono anch'io su blogger.
RispondiEliminaMolto piacevole il tuo racconto della famiglia e della nonna.
ORA DA DUE ANNI SOO ANDATA IN PENSIONE E SCRIVO POESIE.
a PRESTO.
dORA
Grazie Dora !
EliminaSolo oggi sono arrivato al tuo blog e vedo che la mia infanzia assomiglia moto alla tua, io abitavo in uno sperduto paese di montagna, la miseria era molto più accentuata, impensabile che mi mandassero al mare con la nonna, però dai sei anni ci andavo con la Montecatini e anche per me vagonate di nostalgia.
RispondiEliminaUn saluto Sileno
Io andavo con la nonna da piccolissima, al mare. D'inverno avevo sempre la bronchite e il dottore non faceva che dire ai miei "ha bisogno di mare"...non so come facessero a risparmiare il necessario per mandarmi con la nonna. Poi, anche io come te, arrivata ai sei anni...COLONIA! Ciao Sileno, grazie per la tua testimonianza. Provo a cercarti nel web.
RispondiEliminache nostalgia...quelle foto al mare sul" moscone" sono simili alle mie :-D
RispondiElimina