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martedì 8 gennaio 2013

"ALMENO QUALCUNO L'AVESSE VISTO MORIRE"

Modena, 9 gennaio di sessantatre anni fa.  
I Celerini fanno fuoco, in tempi diversi, su una manifestazione operaia indetta per protestare contro i licenziamenti alle Fonderie Riunite. 
Un vero e proprio "tiro al piccione".
Vengono uccisi in sei  : Angelo Appiani di 30 anni, Renzo Bersani di 21 anni, Arturo Chiappelli di 43 anni, Ennio Garagnani di 21 anni, Arturo Malagoli di 21 anni, Roberto Rovatti di 36 anni. 
E furono tantissimi i feriti; molti dei quali, per paura di ritorsioni, non si presentarono all' ospedale per le necessarie cure.

lunedì 9 gennaio 2012

" ODORAVA DI DIGNITA' "

"Mercoledì 11 gennaio 1950. Modena, centro città, via  Emilia lato nord.
Lei è tesa, preoccupata, ansiosa. E' andata a trovare sua madre che abita vicino alla stazione, in via Palestro al 19.
Deve rientrare a casa ed ha una certa fretta ..."


Inizia in questo modo un mio post dello scorso anno, di questi giorni.
Parla dei sei ragazzi delle Fonderie Riunite, sei operai trucidati dai celerini il 9 gennaio 1950 a Modena ... esattamente sessantadue anni fa, oggi.
                              



La ragazza che affannosamente cerca di attraversare la strada è la mia mamma.
La si vede qui a sinistra ritratta proprio in via Emilia da un fotografo di strada, alcuni mesi dopo ... nel carrozzino ci sono io.




Mio babbo era un operaio con qualifica di "saldatore specializzato" e mi ha raccontato tante volte, fin da quando ero ragazzina,  del tiro al piccione di quel giorno.
Lo rivedo sulla sua bicicletta, borsa con il pranzo appesa alla canna, pedalare verso la fabbrica , con ogni tempo atmosferico.
Lui e la sua vecchia bici. Lui e le sue ruvide mani callose. Lui e lo spazzolino che usava per grattare via il nero dalle unghie. Lui e il suo cappottino di lana spigata. Lui e lo strato di fogli di giornale sotto il maglione. Lui e il suo "padlèin" (tegamino doppio a chiusura ermetica) per riscaldare a "bagno-maria" il pranzo che mamma gli aveva cucinato.

Alcuni giorni fa un amico (grazie Massimo)mi ha inviato via mail il testo di una lettera scritta dal figlio di un operaio Fiat: ho rubato lì il titolo di questo post.
In questi giorni di grandi cambiamenti per il mondo del lavoro e non solo, in questo giorno di memoria, ...rileggerla mi ha fatto ricordare e riflettere.


Se poi si ha tempo e voglia, ecco qui:
5 minuti che vale la pena "perdere"



sabato 8 gennaio 2011

I SEI RAGAZZI DELLE FONDERIE


"Mercoledì 11 gennaio 1950. Modena, centro città,Via Emilia lato nord.
Lei è tesa, preoccupata, ansiosa. E' andata a trovare sua mamma che abita vicino alla stazione, in via Palestro.
Deve rientrare a casa ed ha una certa fretta.
Il latte preme e comincia a bagnarle il golfino sotto il cappotto.
Sandra, la sua bimba, ha tre mesi appena; sicuramente starà già piangendo e la suocera comincerà ad essere preoccupata "Ma quando arriva 'sta benedetta ragazza?Lo sa che la bimba deve mangiare!" 
Lei percorre la via Emilia alla ricerca di un varco per  attraversarla: casa sua è dall'altra parte, in via Sant'Agostino. Ma non si passa. La Celere blocca tutto. Non la lasciano attraversare. Sono in corso i funerali di quei sei ragazzi. I ragazzi delle Fonderie..."

 Le Fonderie Riunite erano una presenza importante a Modena. Il  padrone ( e mai appellativo fu più giusto) era  il conte Adolfo Orsi,  proprietario anche  di altre fabbriche metalmeccaniche, di  imprese commerciali, di cave nel Bresciano, di vasti possedimenti terrieri.
Voleva  poter disporre a piacimento di  tutti gli oltre cinquecento dipendenti: assunzioni, licenziamenti...tutto quanto. Di Commissione Interna e di sindacalisti proprio non ne voleva sentire parlare. La lettera di licenziamento per tutti era partita il 3 dicembre e il 5 dello stesso mese, con un'altra lettera, aveva fatto  presente l'intenzione di  riassumerne nemmeno la metà; ovviamente quelli non politicizzati e che non avessero legami con il Sindacato.......
......il 9 gennaio i Celerini fecero fuoco, in tempi diversi, su una manifestazione operaia indetta per protestare contro i licenziamenti. 
Fu un vero e proprio "tiro al piccione".
Vennero uccisi in sei  : Angelo Appiani di 30 anni, Renzo Bersani di 21 anni, Arturo Chiappelli di 43 anni, Ennio Garagnani di 21 anni, Arturo Malagoli di 21 anni, Roberto Rovatti di 36 anni. E furono tantissimi i feriti; molti dei quali, per paura di ritorsioni, non si presentarono all' ospedale per le necessarie cure.

L'11 gennaio è giorno dei funerali; la mia mamma fa  tardi e la nonna paterna ha il suo bel daffare per rabbonire la mia fame.
Quante volte ho sentito questo racconto a casa mia. Il racconto di quei giorni di dolore stupito e impietrito.
BAMBINO DI MODENA
Perché in silenzio, bambino di Modena
il gioco di ieri non hai continuato?
“Non è più ieri: ho visto la Celere
quando sui nostri babbi ha sparato.
Non è più ieri, non è più lo stesso:
ho visto, e so tante cose, adesso.
So che si muore una mattina
sui cancelli dell’officina,
e sulla macchina di chi muore
gli operai stendono il tricolore.”

Gianni Rodari, “Bambino di Modena”-1950
****
9 gennaio 1950-9 gennaio 2011

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