Storia ideata da Teresa,sette anni, classe 2°A scuola primaria “Gianni Rodari” di Modena e scritta dal suo papà Antonio CAMPO
nel mese di gennaio dell’anno duemiladieci.
Questa storia non ha fini di lucro … l’unico fine è far ragionare sognando!
L'OROLOGIO SI E' FERMATO.
In un regno di nome PUNTUALI, in un brutto giorno d’inverno, tutti gli orologi si fermarono e non vollero più saperne di ripartire.Gli orologiai non sapevano come fare per aggiustarli.
Tutti i sudditi erano disperati in quanto non sapevano essere puntuali come sempre.
Alcuni sudditi, per essere lo stesso puntuali, fecero delle meridiane pensando che il sole facesse la stessa ombra per tutti ma scoprirono che ogni meridiana costruita aveva un’ombra in una direzione diversa.
Altri provarono a fare delle clessidre ma scoprirono che ogni mucchietto di sabbia scorreva diversamente.
Andarono tutti dal Re PENDOLO per chiedergli di trovare una soluzione perché così non era possibile andare avanti.Succedevano cose davvero strane:le cuoche cucinavano minestre troppo cotte o troppo crude; gli scolari andavano a scuola e la trovavano ancora chiusa; i professori litigavano perché ognuno diceva che quella era la sua ora di lezione; i galli cantavano a tutte le ore; le galline facevano uova strapazzate per lo stress……
La lista delle cose strane era molto lunga e il Re PENDOLO decise che bisognava trovare qualcuno che coprisse perché gli orologi si erano fermati e trovasse la soluzione.
Nel regno tutti conoscevano un contadino, dalle scarpe grosse ma dal cervello fino, che si chiamava GABRIELE. Così dissero al Re che se vi era qualcuno che poteva trovare una soluzione a quel rompicapo questo era proprio GABRIELE.
IL CONTADINO ALLA CORTE DEL RE
Il Re mandò le guardie a prendere questo contadino perché lo portassero al castello.Le guardie girarono per giorni senza successo. Finalmente trovarono il contadino GABRIELE per la strada, legato con una lunga corda al figlio FILIPPO e alla moglie CECILIA e con le tasche piene di monete d’oro.
Quando lo portarono dal Re questo gli chiese come mai si FOSSE legato alla moglie ed al figlio.
Gabriele spiegò: “Caro il mio Re … non vedi come il tempo si è messo a giocare? In questo modo è facile che le persone che si vogliono bene non riescano più ad incontrarsi. Pensa alle tue guardie: prima di trovarmi si erano perse!”.
Il Re e tutta la corte rimasero sbalorditi dalla logica ineccepibile e un po’ folle di quel contadino.
Il Re chiese allora come mai avesse tanti soldi in tasca!
“Mio carissimo Re, se è vero che chi non perde il suo tempo guadagna di più di chi lo perde è ovvio che in questo paese di perditempo io divento sempre più ricco”.
Anche a questa risposta, il Re e la corte dovettero ammettere che aveva una sua logica perversa infatti nel paese PUNTUALI nessuno riusciva più ad essere puntuale e tutti perdevano un sacco di tempo e anche i loro guadagni ne soffrivano.
Il Re spazientito sbottò: “O villano di certo sei dotato di ingegno! Io ho deciso che tu dovrai scoprire perché gli orologi si sono fermati e poi dovrai scoprire come farli tornare a funzionare”.
Il villano, sentite queste parole, si sedette per terra grattandosi la testa con fare molto pensieroso. La moglie ed il figlio gli si strinsero vicino ed iniziarono a parlare con lui….
CECILIA: “Chiedine tre e se non te le possono dare chiedine di più”
Il figlio FILIPPO: “Papà di sicuro … non ti basteranno perché ne perderai di più”.
CECILIA: “E’ vero. E allora come la mettiamo se non si può essere puntuali … certo è meglio non chiederne affatto”.
GABRIELE: “La questione è complicata ma è abbastanza semplice la soluzione”
Il Re PENDOLO a quel punto sbottò spazientito: “Ma cosa state dicendo!? Non si capisce niente di quello che dite! Fatevi capire o qualcuno perderà la testa!”.
GABRIELE si alzò in piedi e rivolgendosi alla moglie ed al figlio disse: “Qui si sta perdendo molto tempo e noi non ne vogliamo perdere”, poi rivoltosi al Re disse: “Mio buon Re ,fai preparare una pentola di rame tanto grande da poter contenere comodamente tre persone; poi tre chiavi grandi e pesanti: la prima un kilo, la seconda due kili e la terza tre kili;ed infine una fune lunga cento braccia e tanto robusta da poter reggere la pentola piena d’acqua, con le persone e le chiavi. Avremo bisogno anche di alcuni fabbri e carpentieri, nel nostro viaggio iniziale, ma poi questi dovranno attenderci dove diremo loro … Non chiederci nulla e lascia che facciamo quel che si deve fare”.
Il Re bolliva dalla voglia di sapere qual era l’intenzione di quel contadino dalla scarpe grosse ma dal cervello fino. Ma disse: “Preparate tutto quello che GABRIELE dice il prima possibile”. La moglie CECILIA aggiunse: “E non perdete troppo tempo che non ne abbiamo da perdere per voialtri!”. E il figlio FILIPPO aggiunse: “ E non fatevi domande che vi farebbero perdere più tempo a capire le risposte che a trovare le soluzioni”. E GABRIELE aggiunse: “Noi per non farvi perdere tempo e guadagnarne di quello perso andremo a trovare il punto d’inizio…che è il punto senza il quale non vi è una buona fine!”.
Detto questo si misero a far grandi inchini al Re ed alla corte e si avviarono per il portone d’uscita.
Ma il Re li fermò: “Dove credete d’andare …. Mi dovete spiegare …”. Allora GABRIELE tornò sui suoi passi, si sedette nuovamente a terra e, scuotendo la testa, disse: “Lo sapevo!Qui si vogliono perdere minuti preziosi e la soluzione non verrà in tempo; anzi, non verrà mai più perché le spiegazioni non sono comprese in tempo … la pentola non sarà fatta della misura giusta e… tantissime cose … ! Ma cosa posso farci io che sono un semplice contadino se il mio Re vuole perdere tempo prezioso !? “ .
Tutti nella corte si guardarono e guardarono il Re .Ognuno pensava che la situazione era insopportabile e che, effettivamente, si era perso già molto tempo. E ognuno pensava anche che quel villico, con la sua strana famiglia, sembrava più di tutti sapere cosa fare e non voler perdere altro tempo.
Il Re PENDOLO che conosceva bene i suoi sudditi allora disse: “Ebbene mio villano, siccome mi sta più a cuore il bene dei miei sudditi che il soddisfare la mia curiosità, ti concedo tre giorni di tempo …”, ma subito fu interrotto dal figlio FILIPPO: “Bugiardo!”
Il Re, non credendo alle proprie orecchie, esplose: “Come osi?!”
E la madre CECILIA rivolta al marito disse: “GABRIELE, spiega al re!”
Ed il Re, ancor più sbalordito: “Cosa c’è da spiegare?!”
GABRIELE allora, facendo il gesto di raccogliere tutta la pazienza esistente nell’universo, iniziò a spiegare al Re : “Mio buon re, mio figlio sarà poco raffinato però e schietto e in questo caso ha pure ragione … osserva il tuo regno: il suo problema è che non sa più fare il conto del tempo. Tre giorni son pochi ma, per alcuni, saranno passati già domani e, per altri, saranno passati tra una settimana! , e allora come farai a dire che son passati senza frutto?”. Ancora una volta il contadino fulminò il Re e la sua corte con un ragionamento che non lasciava scampo.
La moglie proseguì: “ Nostro buon Re, più della paura può l’avidità e se ci offrissi una pentola colma di monete d’oro, per la soluzione, sicuramente metteresti un pungolo più forte al nostro impegno”.
Ed ancora una volta quella strana famiglia aveva ragione.
il Re a quel punto disse : “C’è molto ingegno in quel che voi tre dite e di sicuro credo che tale ingegno vi permetterà di venire a capo di questa sciagura che ci è capitata, quindi che tutti si adoperino ad agevolarvi l’opera e, a maggior pungolo, vi prometto una pentola piena d’oro ad impresa felicemente compiuta. Parola di Re”.
Lesto GABRIELE aggiunse: “E parola di Re sia, per me e la mia famiglia”.
I fabbri del regno lavorarono tutto un giorno e tutta una notte e, nonostante qualche litigio e qualche testa rotta, la pentola e le chiavi come richiesto furono presto pronte su un carro trainato da quattro buoi; e così pure le cento braccia di fune che, per essere più lesti, furono tolte dalla nave del Re e furono messe sul carro.
Così il giorno seguente i tre salirono su carro e partirono con una scorta di guardie, di fabbri, carpentieri e con tutti gli occhi speranzosi della corte che li seguirono fino all’orizzonte.
Intanto nel regno si continuò a non incontrarsi agli appuntamenti, ad andare a lavorare troppo presto o troppo tardi, a mangiare troppo crudo o troppo cotto ed altre cose del genere.
LA SCOMMESSA INIZIALEDovete sapere che questa storia l’abbiamo incominciata a raccontare dalla sua metà!
Perché si capisca come è nata, bisogna sapere che,prima che tutto questo accadesse … intendo prima che gli orologi si fermassero, GABRIELE e la moglie CECILIA avevano fatto una scommessa delle loro.
Avevano chiamato FILIPPO come arbitro e testimone e gli avevano spiegato quali fossero i termini della sfida.
Dovete anche sapere che CECILIA sfidava spesso suo marito perché, come ogni donna, lei sa che gli uomini, se non dimostrano continuamente di essere i più bravi e i più intelligenti, si impigriscono e perdono pure interesse a quello che voi dite loro. Invece GABRIELE riteneva che, se la si dava vinta troppo facilmente alla propria donna, questa avrebbe pensato di potervi mettere i piedi in testa e di comandarvi a bacchetta.
Così anche quella volta i due si confrontavano su di uno strano discorso.
CECILIA si diceva convinta che il tempo dovesse essere un vecchio dal lento ed inesorabile procedere, schiacciato dal peso di tutti quegli anni passati che ormai lo rallentavano sempre più. Invece GABRIELE si diceva convinto che il tempo dovesse essere un bambino incapace di invecchiare nel corpo ma che aveva ormai perso la voglia di giocare.
CECILIA con aria furba aveva detto a suo marito di dimostrarlo oppure di starsene zitto. Al che GABRIELE aveva replicato che ,se deva tacere lui perché non poteva provarlo, anche per lei valeva lo stesso principio.
E, tra i due, a quel punto era caduto un silenzio profondo: GABRIELE taceva imbronciato e pensieroso mentre CECILIA taceva con un sorrisino beffardo che faceva arrabbiare ancor di più il marito. E la furba lo sapeva , anzi, era proprio quello che voleva!
Pensa che ti pensa e pensa che ti ripensa a GABRIELE era venuta un’idea! Se voleva incontrare il tempo doveva cercare non nel luogo giusto ma nel tempo giusto! Il problema era come sapere quale fosse il tempo giusto!
LA STRATEGIA DELLA CURIOSITA’
Molte volte GABRIELE aveva usato un trucco con le persone che voleva incontrare e dalle quali avrebbe dovuto andare per chiedere qualcosa. Invece di andare lui da loro, trovava il modo di incuriosirle e quando queste andavano da lui per capire quello che le aveva incuriosite, GABRIELE chiedeva quello di cui aveva bisogno come fosse il prezzo per la loro curiosità.
Come quella volta che sua moglie gli aveva detto che il loro il vicino di casa era così taccagno e così avaro che non gli avrebbe prestato nemmeno una zappa per timore di averla un po’ consumata.
GABRIELE quella volta scommise con CECILIA che il vicino di casa gli avrebbe dato la zappa a tre punte che aveva appena comperata e che lui in cambio gli avrebbe dato solo qualche parola. Infatti, qualche giorno dopo, GABRIELE piantò nel suo orto due pali e distese tra loro un lenzuolo sul quale disegnò un uomo che guardava degli uccelli; inoltre, sul tetto della casa aveva messo un grande specchio e tanti piccoli specchietti.
Il vicino di casa, non riuscendo a capire a cosa servisse tutto ciò, andò a trovarlo e gli chiese perché avesse messo nel suo giardino quel dipinto!
GABRIELE, con fare misterioso, disse che stava facendo un esperimento ma che non poteva portarlo a termine perché doveva andare in città a comperare una zappa a tre punte.
A quel punto il vicino, vedendo che GABRIELE non si decideva a svelare il mistero, gli disse: “ La zappa a tre punte te la regalo io che ne ho una in più, ma tu mi dirai cosa ci devi fare con questo grande lenzuolo dipinto piantato in mezzo al tuo orto e con quello specchio sul tetto”. Quindi andò a casa e portò a GABRIELE la zappa.
GABRIELE, facendo finta di doversi sdebitare, gli disse: “ Vedi, ho notato che le piante che stanno nella parte in ombra del mio giardino crescono più lentamente e di meno delle piante che sono al sole. Per essere sicuro che ciò non sia dovuto al terreno, zapperò e annaffierò allo stesso modo una parte che è spesso in ombra ed una parte che è sempre soleggiata; però quella soleggiata la metterò in ombra con questo lenzuolone; in questo modo potrò accertare se il terreno è fertile allo stesso modo o meno: lo capirò da come cresceranno le piante”.
Il vicino di casa disse, un po’ disperato: “ Certo! , ma cosa te ne fai di sapere che in questo modo il sole farebbe crescere di più le piante nella parte meno soleggiata?”.
GABRIELE allora, facendo il gesto di raccogliere tutta la pazienza esistente nell’universo, iniziò a spiegare : “Mio buon vicino, lo vedi quello specchio che ho messo sul tetto?”.
“Certo. E allora?”
“Sul tetto non si può coltivare niente però il sole batte e si spreca. Quindi, se io lo mando nella zona più in ombra le piante cresceranno di più; e quando vi sarà troppo sole, la parte in ombra sarà annaffiata di meno e con la stessa acqua si annaffia meglio la parte più soleggiata e non si spreca acqua. Il risultato di tutto ciò avendo un raccolto maggiore”.
Seguì un lungo ed intenso silenzio. Poi, quasi folgorato e sbalordito dalla logica ineccepibile e un po’ folle di quel contadino, il vicino di casa disse: “Devo dire che trovo la cosa tanto strana quanto logica e, pur pensando che qualcosa non torna in questo ragionamento … non capendo cosa possa essere … penso che vi sia del genio in te”. Lesto GABRIELE aggiunse: “Ti ringrazio, mio buon vicino, dell’aiuto e dei consigli ma dovremo attendere un po’ per vedere se ho ragione. Ora CECILIA mi attende che le devo far vedere come un uovo sodo entra senza rompersi in una bottiglia!”.
Ed il vicino di casa, confuso e frastornato aveva salutato il frettoloso GABRIELE e si era allontano lasciando la zappa a tre punte al furbo contadino.
UNA PROPOSTA CHE NON SI PUO’ RIFIUTARE
Per trovare il TEMPO, il trucco che voleva usare GABRIELE era lo stesso. Ma, sapendo bene che il TEMPO aveva avuto modo di osservarlo da tutta una vita, capiva che quindi doveva fare qualcosa che risultasse davvero terribilmente imprevedibile e decisamente sconveniente, per il TEMPO stesso, non incontrarsi con lui
Era passata una settimana da quando CECILIA, sua moglie, gli aveva lanciato la sfida. L’aveva trascorsa che rimuginando in silenzio il da farsi quando, d’un tratto, a sera tarda, chiamò moglie e figlio e disse loro : “Domani si và in montagna. Anzi, si va in cima al vulcano dove inizia ad ovest il regno di PUNTUALI. Tu, donna, prepara delle vivande per il viaggio e tu figlio procurati una corda lunga trenta braccia”.
CECILIA e FILIPPO si erano guardati e avevano capirono che GABRIELE si preparava a dimostrare, come al solito, di aver ragione. Ma questa volta la cosa sembrava proprio difficile da farsi.
Di buon mattino partirono. Nel pomeriggio arrivarono ai piedi del vulcano dove la strada finiva e, per proseguire, si dovevano scalare vie molto ripide.
GABRIELE fece legare con la corda moglie e figlio distanziati di quindici braccia di corda l’uno dall’altra così che, se qualcuno nel salire avesse perso l’appiglio, gli altri gli avrebbero evitato di precipitare.
Giunti in cima, la moglie aveva detto: “Sono proprio curiosa di sapere cosa vuoi fare!”, e anche il figlio aveva aggiunto: “Certo papà … che questa volta potrebbe essere quella in cui perderai la scommessa con la mamma!”.
A quelle parole erano seguiti sicuri preparativi da parte di GABRIELE che, con alcune pietre a disposizione in quel luogo, aveva costruito un tavolo e quattro posti da sedere.
Poi, sempre legati fra loro, aveva fatto accomodare moglie e figlio e detto ad alta voce: “CECILIA tu prepara la tavola per mangiare e che il TEMPO sappia che, se durante il pasto si siederà a questa tavola, GABRIELE ed io siamo certi di potergli dire come fare per tornare a divertirsi come e più di quanto possa essersi mai divertito in tutta la sua esistenza. Se ho ragione ne guadagnerà ed io potrò concludere la mia scommessa. Se non ho ragione mi getterò in questo vulcano e chiedo solo che non venga fatto nulla che faccia soffrire o che tolga la vita a mia moglie e mio figlio”. Era poi calato un silenzio sbigottito , durante il quale ognuno valutava le conseguenze di quanto detto da GABRIELE. Però, prima che qualcuno di loro avesse potuto parlare, avevano visto che al quarto posto, attorno a quella tavola di pietra, vi era qualcuno …. nascosto in un turbine di nebbia.
Dalla nebbia era uscita una voce lontana e vicina: “Bene, bene, bene. E così il nostro GABRIELE, il geniale contadino dalle scarpe grosse ma dal cervello fino, vuole sfidare non solo sua moglie ma persino la sorte: mi propone qualcosa che sa non posso rifiutare. Hai ragione, più volte ragione sul fatto che non mi diverto da molto tempo. Già questa situazione che hai creato mi dà una piacevole sensazione che quasi non ricordavo! Hai così tante volte ragione che sembra quasi impossibile che ti possa sbagliare … anche se mi sembra impossibile che tu, creatura dalla vita breve e sfuggente, possa immaginare qualcosa che io, negli innumerevoli anni visti e vissuti, non abbia potuto immaginare da solo”.
Sentendo queste parole e vedendo questo turbine di nebbia che occupava il quarto posto a quella strana tavola, CECILIA e FILIPPO erano trasaliti stupefatti. Invece GABRIELE aveva iniziato, come nulla fosse, a prepararsi un panino con il prosciutto e a versarsi un sorso di idromele; poi, facendo un gesto cortese, aveva detto: “Serviti pure e onoraci della tua compagnia e visto che ci fai visita ritengo che vi sarà tutto il tempo necessario a che questo sia un incontro non solo utile per tutti noi ma degno d’essere ricordato”.
La nebbia aveva risposto: “Bene, bene, bene. Ecco confermato che sei una persona speciale, sai già che con il TEMPO … si ha tutto il tempo necessario sempre e comunque ! ”.
La moglie CECILIA a quel punto, rivolta al marito era intervenuta dicendo: “GABRIELE qui ci sono almeno due cose che non vanno …”.
FILIPPO: “Mamma ma cosa dici? Papà è riuscito a farci incontrare il TEMPO!”.
E CECILIA, con aria furba ed indomita: “Questo è tutto da vedere. In primo luogo questo signore nascosto nella nebbia potrebbe essere una creatura che ama scherzare e prendere per il naso dei poveri contadini e farsi passare per il TEMPO e quindi deve dimostrarcelo di essere proprio lui”.
Dalla nebbia era venuta una risata: “Bene, bene, bene … come dicevo … anche la tua famiglia è proprio speciale: invece di dover dimostrare tu qualcosa a me ora dovrei essere io a dimostrare qualcosa a voi !”.
FILIPPO aveva aggiunto lesto, rivolto al padre: “Il signore ha proprio ragione. Papà, se costui non può dimostrarci di essere il TEMPO io non dichiarerò conclusa la scommessa tra te e la mamma”.
E CECILIA, continuando il suo ragionamento: “In secondo luogo anche se dietro quella nebbia comparisse un bambino non vorrebbe dire niente perché il TEMPO, non avendo un corpo come il nostro, può assumere l’aspetto voluto. Ma avrebbe sempre vissuto troppo a lungo per potersi dire ancora un bambino!”.
Dalla nebbia era pervenuta una risata: “Bene, bene, bene! Come dicevo, anche la tua famiglia è proprio speciale. Ma sono curioso di sentire cosa hai da dire tu GABRIELE! Su quello che dice tua moglie e sul perché sei venuto qui in cima a questo vulcano e non altrove per incontrarmi!”
GABRIELE, che a quel punto aveva finito di mangiare il suo bel panino al prosciutto, si era pulito il muso dalle briciole usando il proprio avambraccio (così come fanno tutti i contadini sui campi) e, facendo il gesto di raccogliere tutta la pazienza esistente nell’universo, aveva iniziato a spiegare :
“Voi tutti mi chiedete spiegazioni di quello che a me pare ovvio. Ma, comunque, vi darò facilmente le spiegazioni richieste. Come potete notare siamo sul ciglio di un vulcano brullo e disabitato dove, per arrivare, occorre scalare vie impervie e pericolose. Siamo giunti qui che non vi era nessuno. Appena chiamato a comparire il TEMPO, ecco che si presenta qualcuno che, se non è il TEMPO, dovete dimostrarmi voi cosa possa essere! Uno dei motivi per cui ho scelto di chiamare il TEMPO in un posto così difficile da raggiungere è che, pur sapendo di poterlo incontrare ovunque, solo il TEMPO sarebbe riuscito a comparire qui, puntuale, dopo il mio invito Inoltre in questo luogo non vi è pericolo d’essere disturbati da alcuno e basterebbe anche solo questo per non esserci necessità di prova. Ma se vogliamo proprio “farla difficile”- disse rivolto alla moglie- e se il TEMPO acconsente, si può fare una piccola dimostrazione che dentro questa nebbia vi è il padrone del tempo. Ritengo però che non sia questo il vero problema posto dalla mia scaltra moglie. Mi sembra sleale dire che l’aspetto giovanile con cui il tempo può presentarsi non conti e che conta solo il tempo trascorso: mi sembra un falso problema perché … SEGUITE IL MIO RAGIONAMENTO! È vero che si dice vecchio ad una persona che ha vissuto almeno due terzi della propria vita, così come lo si dice per un cane che ha dieci anni . INFATTI dieci anni, che per una persona vuol dire essere ancora un bambino, per il cane (per il quale ogni anno vissuto ne valgono sette dei nostri) corrispondono settanta anni: i due terzi della propria vita li avrebbe proprio superati. E che dire della vita del TEMPO: essa è infinita. Pur avendo vissuto milioni di anni, è appena nato, in quanto la fine dei suoi giorni è immensamente lontana tanto da non giungere affatto. Se avete seguito bene il mio ragionamento la cosa è semplice e chiara!Ed anche per questo non vi sarebbe bisogno di provare niente ma so già che la mia furba moglie dirà che sono solo parole e si darà vinta solo quando non sarà possibile sostenere diversamente .Ecco perché siamo tutti qui in cima a questo vulcano”.
FILIPPO aveva aggiunto, lesto: “Per poter decidere chi di voi ha ragione senza aver dubbi ho bisogno di una prova che chi è dentro la nebbia sia il padrone del tempo; mentre per il fatto di essere o sentirsi giovane o vecchio, mi basta quanto dice chi si è dimostrato essere il TEMPO!”.
A quel punto CECILIA, rivolta al marito, aveva esclamato soddisfatta: “Giusto FILIPPO!, non mi importa che tu vinca ma se lo fai lo devi fare con una dimostrazione! E non solo a chiacchiere che sappiamo tutti quanto tu sia bravo”.
Dalla nebbia ormai giungeva una risata continua: “Bene, bene, bene! Mai divertito così tanto in vita mia e non capisco come possa continuare a divertirmi più di adesso. Fermatevi che con i vostri ragionamenti tanto logici quanto assurdi mi state disorientando. Dunque per voi questa scommessa sembra così importante che GABRIELE era disposto a rischiare la vita se non fosse stato capace di divertirmi?! Ebbene, caro il mio contadino dalle scarpe grosse e dal cervello fino, questa scommessa, da parte mia, l’ hai già vinta. Per la questione se sono giovane o vecchio, io non me la sono posto mai il problema perché, essendo IO il tempo, posso far cambiare le altre cose ma non cambiare me stesso; però, se proprio devo dire se mi sento vecchio o giovane, sicuramente questa giornata mi fa sentire molto giovane e il ragionamento di GABRIELE sull’età mi sembra molto adeguato a descrivermi. Quindi caro FILIPPO, considerami pure un bambino che non crescerà mai. Rimane un’ultima cosa da stabilire: come fare per dimostrare che io sono il padrone del tempo. Per questo lascio che sia GABRIELE a dire come posso fare ed io lo farò, se posso”.
Tutti avevano taciuto per un po’ di tempo, ognuno per valutare cosa si dovesse fare o aspettando che altri agissero. … Poi CECILIA aveva parlato: “Sono d’accordo: se GABRIELE sa dire come il TEMPO possa dimostrare di essere il padrone dello stesso ed il TEMPO lo realizzerà, io mi dichiarerò vinta”.
Anche FILIPPO era stato d’accordo e quindi tutti avevano atteso che GABRIELE proponesse la soluzione.
GABRIELE, con il gran sorrisone di chi sente già la vittoria in pugno,aveva iniziato col dire: “Prima vi farò un ragionamento e poi vi dirò come si possa fare questa dimostrazione … perché nessuno perda nulla ma, anzi, ne guadagni.
Penso che se chiedessimo al TEMPO di fermare lo stesso o di cambiarne la velocità noi non ce ne accorgeremmo perché lo stesso accadrebbe anche a noi. Io ritengo di poter suggerire al TEMPO un gioco che lo divertirà anche nel futuro …”.
Il TEMPO,, a queste parole si era molto agitato :“Bene, bene, bene … e davvero sai un modo che mi permetta di divertirmi anche in futuro? Se è così, alla fine ti darò una ricompensa”.
Subito CECILIA:“Questa pentola piena di monete d’oro!”, aveva detto, indicando il recipiente.
Ed il TEMPO:“Bene, bene, bene … se riesci, ti riempirò questa pentola con monete d’oro” .
GABRIELE: “Veramente non è quello che avrei voluto io … però non voglio contraddire mia moglie!”.
Il TEMPO non riusciva più a smettere di ridere: “Incredibile, siete la famiglia più incredibile che io abbia mai incontrato. Sono curioso di sapere cosa mi volevi chiedere!”.
GABRIELE, con aria di scusa: “Non posso proprio, perché adesso so che CECILIA ci rimarrebbe troppo male a non ricevere la pentola di monete che le hai promesso”.
IL TEMPO era rimasto un po’ in silenzio. Poi:“Bene, bene, bene … so bene cosa vuoi fare GABRIELE. Tu vuoi che io, spinto dalla curiosità, ti dia altro oltre quello che ti spett;a ma non intendo darti altro oro né altra cosa e ti chiedo di dirmi lo stesso cosa volevi da me. E darò a tua moglie la pentola piena di monete; lo sapete, si dice che il tempo è un galantuomo ed io non voglio smentire il detto!”.
E GABRIELE: “Ma io non ti avrei chiesto altro oro, o ricchezze, o qualcosa di fisico e concreto“.
Il TEMPO: “Dunque cosa avresti voluto da me, dimmi ”.
GABRIELE: “Volevo semplicemente chiederti di poterti rincontrare tra una settimana, nient’altro”.
Il TEMPO ci aveva pensato un po’ su e poi aveva detto: “Bene, bene, bene. La richiesta mi sembra senza trucco però, conoscendoti, penso che troverai il modo di guadagnarci ben più di una pentola d’oro. Quindi ti accordo anche di potermi incontrare ma dovrai calarti in questo vulcano con la tua famiglia per cento braccia. Attento, lì sul fondo ci sarà della lava bollente e, a fianco, un passaggio che porta in una sala con tre porte speciali; per aprire queste porte occorrono tre chiavi diverse: la più grossa messa su una bilancia pesa quanto le altre due messe insieme, la seconda il doppio della prima e tutte e tre le chiavi pesano complessivamente sei kili.
Dovrai aprire le tre porte nell’ordine giusto e con la chiave giusta: il giusto ordine e la giusta chiave li capirai dagli indizi che troverai sulle porte e dietro di esse. Se tutto questo saprai fare io mi ripresenterò a te contento di vederti e di darti non più di una pentola d’oro. Attento però che, se sbagli l’ordine di apertura delle porte, la lava del vulcano inghiottirà te e la tua famiglia. Sono stato chiaro?”.
GABRIELE, quasi parlando fra sé e sé aveva mormorato: “Cento braccia di corda , tre chiavi diverse la più grossa messa su una bilancia pesa quanto le altre due messe insieme, la seconda il doppio della prima e tutte e tre le chiavi pesano complessivamente sei kili; le tre porte da aprire nel giusta sequenza e non più di una pentola d’oro … - e, rivolto alla sua famiglia - anche per voi è tutto chiaro?”. Loro avevano fatto cenno di sì.
“Caro il mio TEMPO è vero che tu sei un galantuomo e generoso ed io non prenderò da te più di quanto mi hai liberamente promesso. Ma ora penso che sia giunto il tempo che io ti dica come potrai divertirti per i giorni che verranno. Ascolta bene. Hai notato che già avviene che a chi sta dentro il gabinetto sembra che il tempo scorra in fretta mentre, a chi sta fuori la porta ed attende il suo turno per entrare, sembra che il tempo non passi mai? Ecco pensa cosa accadrebbe se per ognuno ed ogni cosa tu facessi scorrere il tempo in modo diverso: accadrebbero cose davvero buffe e ti divertiresti un sacco! Però ATTENTO, signor TEMPO, a non abusarne perché altrimenti ti darebbero del pazzo e molti impazzirebbero a loro volta. Tutto questo, fatto con moderazione, oltre che divertirti dimostrerà alla mia scettica moglie che tu sei veramente il TEMPO … padrone del tempo!!”.
Dalla nebbiolina era uscita una vocina da monello: “Bene, bene, bene. Sì, sì,che bello, andate via che voglio proprio provare! Per vederci di nuovo sai cosa fare . Ciao, ciao” e la nebbiolina era sparita con la stessa velocità con cui era apparsa.
I tre si erano ritrovati soli, sul bordo del vulcano, seduti a quella strana tavola di pietra.
FILIPPO aveva palato per primo, chiedendo cosa si potesse fare.
CECILIA aveva proposto di raccogliere tutte le loro cose e di tornare a casa perché si stava facendo tardi. Poi, vedendo la sua pentola piena di monete d’oro, aveva detto:“Non so ancora se quello fosse il TEMPO, però è sicuramente un galantuomo che mantiene le promesse fatt; guardate la mia bella pentola: è piena di monete d’oro!”.
GABRIELE disse loro di aver pazienza e avrebbero visto che bello scherzo avrebbe combinato il tempo a loro e a tutto il regno di PUNTUALI!
Si erano quindi riempite le tasche di monete ed avevano iniziato a scendere dal vulcano. Erano appena arrivati alla strada che le guardie li avevano avvistati, fermati ed apostrofati:”Sono due giorni che vi cerchiamo … presto, svelti! , venite con noi che il Re vuole vedervi”.
Si erano sistemati tutti sul carro ed erano andati di corsa dal re.
Andò così che si ritrovarono …
… ALLA CORTE DEL RE!
Vi ricordate? La storia l’abbiamo incominciata così …
Quando lo portarono dal Re questi gli chiese come mai si fosse legato alla moglie ed al figlio.
Gabriele aveva detto: “Caro il mio Re, non vedi come il tempo si è messo a giocare? In questo modo è facile che le persone che si vogliono bene non riescano più ad incontrarsi. Pensa alle tue guardie: prima di trovarmi si erano perse!”.
Il Re e tutta la corte erano rimasti sbalorditi alla logica ineccepibile e un po’ folle di quel contadino.
Il Re aveva chiesto allora come mai avesse tanti soldi in tasca!
Ma questo voi lo sapete già.
La storia che state ascoltando era iniziata proprio così … ed adesso sapete anche il perché …
GABRIELE non aveva detto al Re che il tempo di tutti gli abitanti di PUNTUALI era impazzito a causa della scommessa fatta con sua moglie … ed allo stesso modo come non aveva detto che il vero motivo per cui era legato con moglie e figlio era per essere sicuri che qualcuno non precipitasse nella scalata e discesa del vulcano; e tantomeno aveva detto che le monete d’oro erano state loro date dal TEMPO. Non aveva detto nulla di tutto ciò perché non voleva mica che il Re, inferocito dal fatto che lui era la causa di tanto scompiglio, gli facesse tagliare la testa!
GABRIELE sapeva qual era la causa del tempo impazzito e sapeva quindi che la soluzione, per far tornare tutto in ordine e puntuale, consisteva in un nuovo incontro con il TEMPO stesso.
GABRIELE, vi ricordate? , aveva chiesto cento metri di corda e un argano : per potersi calare nel vulcano.
GABRIELE, vi ricordate? , aveva chiesto una pentola di rame grande abbastanza da poter contenere tre persone : per potersi calare tutti e tre nel vulcano protetti dalla lava e dal calore. La pentola di metallo non sia sarebbe bruciata come invece avrebbe fatto un normale cesto di vimini. E chiese proprio una pentola anche per un motivo che poi, nella storia, conoscerete.
GABRIELE , vi ricordate? , chiese anche tre chiavi, del peso complessivo di sei kili, di cui la più grande era pesante la metà dei sei kili ovvero tre kili … che sono, se ci pensate bene, il peso delle altre due chiavi messe insieme; la seconda chiave? , il doppio della prima, ovvero due kili; e la prima?, un kilo : dovevano servire per aprire le tre porte. GABRIELE non sapeva ancora in che ordine si sarebbero dovute aprire le tre porte, ma questo l’avrebbe scoperto e risolto quando si fosse trovato di fronte alle stesse.
GABRIELE , vi ricordate? , aveva anche chiesto la partecipazione al viaggio iniziale di alcuni fabbri e carpentieri : aveva bisogno di far portare sul vulcano la pentola, corda e argano, le chiavi e far montare l’argano per calare la pentola con loro tre dentro nel vulcano
NUOVO INCONTRO CON IL TEMPO
Avuto tutto l’occorrente,i tre, come già detto, il giorno seguente e di buon ora, erano saliti su carro ed erano partiti con tutti gli occhi speranzosi della corte che li avevano seguiti fino all’orizzonte.
Intanto nel regno di PUNTUALI si era continuato a non incontrarsi agli appuntamenti, ad andare a lavorare troppo presto o troppo tardi, a mangiare troppo crudo o troppo cotto ed altre cose del genere.
Giunti sul vulcano con tutti i materiali e preparato con l’aiuto dei mastri fabbri e carpentieri la pentola con l’argano, GABRIELE disse alle guardie ed ai mastri: “Calateci tutti e tre nel vulcano e non tirate su se non ve lo diciamo noi. E attenti che quando tirerete su:la pentola sarà molto pesante!
Quindi, messe le chiavi nella pentola, si fecero calare con essa.
Le pareti del vulcano scorrevano verso l’alto dove si vedeva rimpicciolire la luce della bocca del vulcano. I tre stavano ben accucciati nel fondo della pentola per ripararsi da folate di fumo e vapore. Quando la pentola toccò il fondo si ritrovarono in una caverna ampia, illuminata da un fiume di lava incandescente dal colore rosso vermiglio. Vi faceva molto caldo.
I tre scesero dalla pentola e si diressero verso il fondo: proprio come aveva detto il TEMPO, vi erano le tre porte.
CECILIA esclamò: “Proprio come aveva detto il TEMPO!”.
FILIPPO, calmo: “Ora bisogna capire in che ordine aprire le porte e attenti a non sbagliare perché qui già fa molto caldo per i miei gusti”.
GABRIELE , in tono pensieroso: “Osservate le tre porte : accanto a ciascuna vi è una bilancia. Sulle due porte laterali vi sono delle scritte, mentre quella centrale è liscia e senza scritte”.
CECILIA: “Di sicuro sulla bilancia va messa la chiave giusta perché la porta si apra”.
FILIPPO: “Papà, osserva, sulla prima porta a sinistra c’è scritto “vengo dopo il silenzio e mi apro con il doppio della seconda”.
GABRIELE: “Nella terza porta a destra c’è scritto solo “un kilo”.
Gabriele si era seduto per terra e rifletteva …
CECILIA: “Non per farti fretta, GABRIELE, ma qui fa sempre più caldo. Hai idea di cosa fare?”.
GABRIELE: “La porta al centro, senza nessuna scritta, è il silenzio! Ed è quella da aprire per prima con la chiave da tre kili. La seconda è quella a destra, su cui vi è scritto “un kilo” con la chiave, appunto, da un kilo; e la terza è la porta a sinistra con la chiave da due kili”.
CECILIA: “Ma come fai ad essere sicuro che la porta centrale non sia da aprire per seconda, visto che la porta di destra dice “vengo dopo il silenzio e mi apro con il doppio della seconda” ?”.
GABRIELE, facendo il gesto di raccogliere tutta la pazienza esistente nell’universo, iniziò a spiegare: “Perché l’unica chiave che è di peso doppio di un’altra è quella di due kili e la porta da aprire per seconda è quella che ha la chiave da un kilo. Quindi non rimane che aprire nella sequenza che ho detto!”.
FILIPPO: “D’accordo, d’accordo. Purché ci sbrighiamo”.
GABRIELE mise la chiave da tre kili sulla bilancia a fianco alla porta centrale e … questa si aprì! Sul retro della porta vi era scritto “il silenzio viene prima di tutto e prima di aprire la prossima richiudi”.
GABRIELE richiuse la porta e mise la chiave da un kilo sulla bilancia a fianco alla porta di destra e … questa si aprì! Sul retro della porta vi era scritto “il due lascia sempre la porta aperta al tre”.
Così GABRIELE lasciò la porta aperta e mise la chiave da due kili sulla bilancia a fianco alla porta di sinistra e … questa si aprì! Sul retro della porta vi era scritto “sono l’ultima che chiude ogni porta” e quindi GABRIELE chiuse le due porte rimaste aperte .
Improvvisamente si sentì una squillante risata e, insieme ad un fresco venticello, comparve nella caverna la famosa nebbiolina roteante: “Bene, bene, bene. E così il nostro geniale GABRIELE, il contadino dalle scarpe grosse ma dal cervello fino, è riuscito ancora una volta a risolvere i problemi che gli si pongono davanti. E, se gli occhi non mi ingannano, è venuto a trovarmi con una pentola così grande che dovrò dargli ben più oro di quanto avrei pensato di dare …”
GABRIELE: “Sono contento di incontrarti di nuovo. E per due motivi”.
TEMPO: “Sentiamo cosa hai da dirmi adesso, mio buon amico!”.
GABRIELE: “In primo luogo, sapendo quale galantuomo tu sia e pur essendo certo che mi riempiresti tutta la pentola d’oro, se non ti spiace non vorrei che la pentola fosse tutta piena d’oro ma solo per metà”.
TEMPO: “Bene, bene, bene. Questa è una bella notizia per me. Ma temo che mi costerà comunque qualcosa. Vai avanti ”.
GABRIELE: “Il secondo motivo è che, come promesso, incontrandoti di nuovo tu dovresti porre fine al tuo gioco: aveva come scopo il dimostrare a mia moglie che tu sei il TEMPO. E, visto che ti sei divertito , ora dovresti giocare il tuo passatempo burlone in altri luoghi, facendo tornare noi e PUNTUALI alla regolarità”.
TEMPO: “Bene, bene, bene. Ma, GABRIELE, sai bene che quando tornerai dal Re con la pentola mezza piena d’oro questi la vorrà per sé in quanto tutti i tesori trovati nel regno appartengono di diritto al Re!”
GABRIELE: “Ho un’idea che forse mi permetterà di avere ben più di questa pentola piena d’oro e che farà del bene a tutto il paese di PUNTUALI e contento anche il Re”.
CECILIA: “GABRIELE, non esagerare ; non vorrai cacciarci in guai ben peggiori di quelli che stiamo passando !”.
FILIPPO: “Dai mamma, non fare la guastafeste. Fino ad ora ci siamo divertiti. Pensa che bello se papà trova il modo di riempire d’oro due di queste pentole!”.
TEMPO: “Bene, bene, bene. Sono proprio curioso di vedere. Però ti avverto, GABRIELE, da me non riceverai altro oro oltre a questa mezza pentola. E con questo mi congedo da voi miei buoni e geniali amici, vi osserverò con attenzione e tutto tornerà alla normalità . Ciao!”.
La nuvoletta di nebbia roteante sparì dietro una risata fanciullesca.
La porta centrale si aprì: vi era una piccola collinetta di monete d’oro che la nostra speciale famiglia caricò nella pentola; poi si misero dentro e gridarono tutti a squarciagola “tirateeee, issateeee, fateci risalireeee” e le guardie ed i mastri, sbuffando ed ansimando, tirarono su la pesantissima pentola con i tre dentro.
Fu un’impresa portare pentola ed oro alla corte del Re! Ma alla fine giunsero e videro che in paese vi era una festa … per il ritorno della puntualità nel regno.
IL RE DEVE DARE UNA PENTOLA D’ORO
Il Re e la corte accolsero con tutti gli onori GABRIELE e la sua famiglia. Il re PENDOLO, poi, si mostrò particolarmente felice per la grande pentola mezza piena d’oro.
Il Re PENDOLO era curioso di sapere cosa fosse successo ma non fece in tempo a chiederlo che Gabriele disse: “Caro il mio Re, so che vorreste un racconto dettagliato di quanto è successo dentro il vulcano. Vorrei tanto soddisfare la vostra curiosità, così come quella di tutta la nobile corte; si dà il caso, però, che il TEMPO, che abbiamo avuto l’onore d’incontrare, ci ha fatto promettere di non dire nulla di quanto è successo e vuole che nessuno lo importuni altrimenti tornerà a far impazzire gli orologi. Siccome so bene che Sua Grazia non vuole che questo accada Le prometto che non diremo nulla né a lei né a chiunque altro”.
Il Re PENDOLO e tutta la corte rimasero sbalorditi e senza riuscire a replicare: ancora una volta quel contadino , un rozzo uomo dalle mani tozze e callose abituate a usare la zappa ed il forcone, dalle spalle robuste e un po’ curve da quanti pesi avevano trasportato nella loro vita, con le sue parole sfidava la volontà del Re e lo legava alle sue responsabilità.
Nel silenzio che era caduto nella sala FILIPPO disse, rivolgendosi alla mamma: “Mamma cosa diceva papà? , che vi era il modo di riempire la pentola di monete d’oro?”.
Il Re PENDOLO, udendo ciò, intervenne: “Che storia è questa … potresti farti dare altro oro dal TEMPO?”.
CECILIA: “Non date retta a questo monello, Vostra Maestà, a noi basta che voi ci diate una pentola d’oro, anche una piccola delle mie”.
E il Re PENDOLO: “Cara la mia contadina, capisco che non conviene contrariare il TEMPO e quindi ordino che nessuno nel regno vi faccia domande su quello che è successo dentro il vulcano; e siccome parola di Re non fu mai smentita, date subito una pentola di monete d’oro come promesso a questa famiglia di sudditi che ha compiuto la missione affidata. Però … però … quello che dice il ragazzo, nella sua ingenuità, penso sia vero perché in questi giorni ho visto compiersi molti prodigi e in mezzo a questi c’è sempre lo zampino di questo contadino di nome GABRIELE!”.
CECILIA: “Mio Re … - iniziò a dire-…
Ma il Re PENDOLO la interruppe: “Taci, donna! Voglio sentire cosa ha da dirmi GABRIELE sulla possibilità di riempire d’oro questa grande pentola” e il Re, che per parlare si era alzato dal trono, vi si sedette di nuovo con l’intenzione di avere una risposta.
GABRIELE, che nel frattempo si era seduto per terra come al solito, borbottava come se parlasse con qualcuno.
CECILIA, guardando le dame di corte, si sistemava alla meglio la veste e qualche ciocca di capelli che usciva dal fazzoletto legato sulla testa.
FILIPPO seguiva con gli occhi il volteggiare di alcune mosche.
La CORTE guardava il Re seduto imperterrito sul trono e quegli strani eroi che rendevano complicato anche solo respirare. A opinione loro, al sentirli parlare, girava la testa; se poi si tentava di seguire la logica dei discorsi , tutto s’ingarbugliava fino a diventava tutto chiaro di nuovo ma prendendo altre direzioni mai immaginate.
Dopo un tempo che sembrò interminabile,GABRIELE, alzandosi e facendo il gesto di raccogliere tutta la pazienza esistente nell’universo iniziò: “ Caro il mio Re e illustrissima Corte, se devo essere sincero so come fare per riempire in un anno la pentola di monete d’oro.
Ma sinceramente non penso che voi siate disposti a far gestire le finanze di stato ad un contadino qual io sono.
Non è possibile prender altro oro dal vulcano o dal TEMPO e non è possibile aumentare le tasse al popolo di PUNTUALI. I
Il modo con cui so di far aumentare le entrate vi sembrerebbe assurdo quindi, non potendo convincervi di quanto si dovrebbe fare, ringrazio Sua Maestà per la pazienza e per la pentola di monete d’oro con cui ha onorato la sua parola e me ne torno ai miei campi”.
Il Re PENDOLO: “Lascia che sia io a giudicare la tua idea e fammi la grazia di spiegare, che stavolta non accetto che mi si dica che non posso capire!”.
CECILIA: “Su, mio buon marito, non far inquietare il Re e spiega. Se poi non si convinceranno potremo sempre continuare a fare il nostro mestiere senza tutte le responsabilità che questa impresa comporterebbe”.
Il Re PENDOLO: “Ascolta le sagge parole della tua donna e soddisfa la mia curiosità”.
GABRIELE: “Dunque, se devo proprio, vi parlerò con la semplicità di noi contadini. Anzi vi racconterò una storia che vi farà capire meglio di molti ragionamenti”.
STORIA DEI DUE FRATELLI AGRICOLTORI
GABRIELE iniziò …
… tutta la Corte ed il Re ascoltavano, attenti e meravigliati, la voce di quel contadino che sapeva incantarli e li faceva sentire dentro il racconto …
“Un padre aveva diviso la sua terra tutta fertile in egual misura tra due figli di diverso carattere: SANDRO faceva le cose con amore, ADOLFO le faceva con cupidigia.
SANDRO, quando faceva il raccolto separava il grano nelle spighe più piccole e nelle spighe più grandi; quindi faceva macinare il grano di minore qualità per il proprio consumo e faceva seminare il grano di migliore qualità ottenendo ad ogni nuovo raccolto spighe sempre più grandi e di migliore qualità.
ADOLFO, quando faceva il raccolto, separava il grano nelle spighe più piccole e nelle spighe più grandi; quindi faceva macinare il grano di migliore qualità per il proprio consumo e faceva seminare il grano di minore qualità ottenendo ad ogni nuovo raccolto spighe sempre più piccole.
Lo stesso avveniva con i polli, con i maiali e gli altri animali: SANDRO metteva quel che aveva di meglio per nutrirli e farli vivere bene e si accontentava degli scarti; così ad ogni anno tutto quello che produceva era sempre più abbondante e anche gli scarti erano sempre di qualità superiore.
ADOLFO invidiava il fratello, ma gli sarebbe bastato fare lo stesso per non impoverirsi, mangiandosi il meglio e lasciando nei campi e agli animali il peggio.
In questa storia vi è la mia ricetta economica che, applicata al regno di PUNTUALI, lo renderà ricco; questo riempirà, alla fine, la pentola. E tutto l’oro che essa non saprà contenere sarà mio quale compenso per la responsabilità che l’impresa comporta”.
Il tesoriere del regno si fece avanti: “O mio Re questo che sento è follia! Mandate ai suoi campi questo contadino e noi tutti lo ringrazieremo per il servigio reso nel mettere ordine al tempo; ma se gli permetterete di metter mano alle casse dello stato questi le svuoterà in un baleno”
CECILIA, che non gradiva che parlassero male di suo marito, disse: “Mio Re, di certo mio marito è un contadino, però fino ad ora vi ha risolto il problema degli orologi impazziti e vi ha dato un tesoro che non avete mai avuto. lo dico, contro il mio interesse, che: se gli date carta bianca nel gestire questo tesoro per l’economia del regno, al peggio vi ritroverete senza il tesoro che mai avreste avuto, al meglio con il doppio del tesoro e con un regno più ricco e potente e con sudditi felici”.
Il Re PENDOLO era molto pensoso e guardava ora GABRIELE, che se ne stava tranquillo seduto per terra, ora il tesoriere che sbuffava preoccupato, ora la Corte che parlottava. Poi, come colto da una folgorazione, disse :
“Ordino che da oggi GABRIELE sia il tesoriere di questa pentola di monete d’oro e che le amministri per migliorare le finanze del regno.
Ordino che il tesoriere del regno continui ad amministrare il tesoro che è già nelle casse.
Ordino che il tesoriere ritiri da GABRIELE la stessa quantità di tasse già vigenti e gli dia le somme delle spese correnti attuali.
Ordino che il tesoriere non interferisca in nessun modo in tutte le modifiche di spesa o di tassazione che GABRIELE vorrà fare.
Ordino che GABRIELE riferisca a me ogni sua iniziativa e sarò il solo che potrà bloccare la loro esecuzione.
Infine se tra un anno la pentola sarà colma, tutto l’oro in eccesso sarà messo in un’altra pentola e sarà di proprietà di GABRIELE.
Questo io ordino e nessuno discuta questo editto”.
IL TESORO DEL REGNO
Un anno passa in fretta …
Gabriele e la sua famiglia si trasferirono al castello. Ovviamente GABRIELE chiese ed ottenne che i suoi campi fossero coltivati e la sua fattoria mantenuta in buono stato per tutta la durata dell’anno. CECILIA indossò abiti degni di una cortigiana e godette di tutti i privilegi di essere a corte … e senza averne gli obblighi, perché lei si dichiarava una povera contadina che preferiva frequentare il popolo. FILIPPO fu mandato alla scuola dei nobili e, cosa strana, non solo aveva facilità nell’apprendere ma spesso insegnava ai maestri modi diversi e migliori di fare gli stessi esercizi. Imparò a cavalcare, a tirare di spada e d’arco, a scrivere e far di conto.
GABRIELE utilizzò subito il suo tesoro per abbassare le tasse e pagarne la differenza al Tesoriere ufficiale; finanziò la costruzione di un sistema di irrigazione dei campi e di miglioramento di tutte le strade e fognature per tutte le case . Tanti sudditi iniziarono a lavorare in queste opere: venivano pagati bene e quindi spendevano per farsi vesti migliori e case migliori. Le locande si riempirono di lavoratori che potevano pagarsi un pasto giornaliero, i locandieri facevano più spese al mercato in vivande di qualità, i contadini vendevano più prodotti, i sarti facevano più vesti e acquistavano da altre città, il mercato si ingrandiva, le strade permettevano di portare la merce e le persone più lontano in poco tempo, il regno era più pulito e vi erano meno malati, tutti guadagnavano di più ed anche se pagavano meno tasse di prima versavano complessivamente quasi il doppio delle entrate che coprivano le maggiori uscite e facevano crescere il tesoro.
Alla fine dell’anno il tesoro era costituito di due grandi pentole piene d’oro, il regno di PUNTUALI era più pulito, più bello, più affollato di commerci e di artisti, più produttivo e anche il più povero dei suoi sudditi era trattato bene e non gli mancava nulla.
Alla fine dell’anno il Re fece una festa incredibile: fu il modo con cui tutto il popolo di PUNTUALI ringraziava GABRIELE e la sua famiglia di aver fatto tanto bene al regno.
Il Re allora chiese a GABRIELE, davanti a tutta la corte cosa volesse oltre quello che già aveva come dono di tutto il popolo.
GABRIELE, allora, alzandosi e facendo il gesto di raccogliere tutta la pazienza esistente nell’universo iniziò: “ Caro il mio Re e illustrissima Corte e Popolo tutto, sono commosso e vi ringrazio. Credetemi, questo è stato l’anno più difficile della mia vita: ho dovuto imparare a mangiare con la forchetta, a vestirmi con questi abiti che impediscono di muoversi comodamente perché così prevede il compito che mi è stato affidato, a parlare con gente che è più preoccupata del suo vestito che dei suoi servi, a non potermi sedere per terra o su un prato a osservare il mestiere degli uccelli … insomma, per me è stato un vero inferno. Ho patito in silenzio perché qualcosa di buono ne poteva venire fuori ma ora, se voi mi chiedete cosa desidero da voi come dono per i servigi resi, vi dirò che non desidero titoli od onori, vi chiedo di farmi tornare ad essere un semplice contadino senza impegni di stato. Mi basta la stima dei vicini e del mio Re. Le ricchezze che ho, conservatele insieme al tesoro del regno e, in caso di necessità, vi farò ricorso … più per mio figlio che per me”.
A quelle parole il regno rimase senza fiato, Popolo Corte e Re non si aspettavano una simile richiesta.
CECILIA, che temeva che a quelle parole qualcuno pensasse che GABRIELE fosse superbo e ingrato, intervenne: “Mio buon Re, come vedi mio marito rimane una persona semplice che fa fatica a trattarsi da grand’uomo. Ma vi assicuro che, come moglie, mi sento più sicura con lui in mezzo ad una tempesta circondata da lupi che senza di lui in una roccaforte circondata da servitori. Se veramente volete fargli un dono a lui gradito lasciatelo libero da impegni di stato e ne avrete un ottimo suddito e un buon amico. Parlando per me, io lo seguirò senza indugio perché facendo quello che la sua geniale mente ha pensato, fino ad oggi ho vissuto una vita piena e meravigliosa”.
Un brusio circolò tra la corte ed il popolo, interrotto da un gesto del Re PENDOLO che, con un sorriso sul volto, disse: “In questo anno ho imparato molto da quest’uomo che merita il rispetto e l’ammirazione di tutti.
Molto di me direbbe di non lasciarlo andare perché il suo genio potrebbe rendere ancora più grande e potente il regno di PUNTUALI. Ma se lo facessi,l’ ho imparato proprio da lui, mi comporterei come ADOLFO: sarei avido; e io questo non lo voglio.
Quindi ordino che GABRIELE e la sua famiglia siano liberi di essere ciò che vogliono nel paese di PUNTUALI, sottomessi solo al loro Re che loro possono considerare il loro migliore amico.
Che nessuno manchi loro di rispetto e che GABRIELE e la sua famiglia abbiano libero accesso al loro tesoro da noi custodito … e che questa sia la parola di Re”.
GABRIELE e la moglie si abbracciarono e poi lui disse:“Su facciamo festa, mica vorrete sprecare tutto questo ben di dio che avete preparato!”, e così dicendo si levò le scarpe e il vestito eleganti e si mise un pantalonaccio e una casacca da contadino.
E tutti fecero festa!
ORA ANCHE I PAESI VICINI A PUNTUALI CONOSCONO LA GRANDEZZA DI QUEL CONTADINO CHE SPESSO, SEDUTO PER TERRA, OSSERVA ATTENTO IL MESTIERE DEGLI UCCELLI.
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