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lunedì 2 maggio 2011

L'ALBA SULLA COLLINA

Primo maggio di festa
L'alba , o quasi, della festa del lavoro.
Il borgo di Cigoli
visto da casa di Maresco
l'amico blogger di "L'alba sulla collina", appunto.

Due  bellissime giornate ...

venerdì 29 aprile 2011

COSTITUZIONE, ART.1

L'ITALIA E' UNA REPUBBLICA FONDATA SUL LAVORO.
La sovranità appartiene al popolo,
che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
G.Pelizza da Volpedo,"Il quarto stato"-1891
Olio su tela 293x545
Milano,Civica Galleria d'Arte Moderna
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1° Maggio
Festa del lavoro e dei lavoratori.
Nel 1891 la prima volta in Italia.
Festa soppressa per 20 anni dal fascismo.
Festa simbolo di decenni di lotte, di lacrime e sangue.
Non facciamocela scippare.
Nemmeno da altri grandi eventi programmati
( casualmente?,mah ...) 
nella stessa data.
Quando ero piccola , verso la fine di aprile quando i campi di riso del vercellese venivano allagati, parecchie donne della mia zona  partivano per la risaia. Era un lavoro stagionale molto duro, faticoso e malpagato. Restavano lunghe ore a mollo nell'acqua fino alle ginocchia, a piedi nudi, con la schiena piegata a trapiantare le giovani piantine di riso e a togliere le erbacce infestanti. Il riso stesso costituiva gran parte della paga per il lavoro della stagione  e su quel riso contava la famiglia per l'inverno a venire.
I racconti delle fatiche delle mondine sono tra i ricordi più "antichi" nella mia memoria.
E le canzoni di risaia sono parte della colonna sonora della mia infanzia.
"Sebben che siamo donne
paura non abbiamo
per amor dei nostri figli
per amor dei nostri figli
sebben che siamo donne
paura non abbiamo
per amor dei nostri figli
in lega ci mettiamo
A oilì oilì oilì e là lega crescerà
e noialtri lavoratori, e noialtri lavoratori
a oilì oilì oilà e la lega crescerà
e noialtri lavoratori vogliam la libertà ..."
CORO DELLE MONDINE DI NOVI, MODENA
Viva il primo maggio, festa del lavoro e dei lavoratori.
Ora, con tanta gioventù "a spasso", più che mai.

venerdì 30 aprile 2010

1 MAGGIO 2010

1 maggio 1947, Sicilia. 
La strage di Portella delle Ginestre.

"La vecchia credeva che fossero mortaretti e cominciò a battere le mani festosa. Rideva. Per una frazione di secondo continuò a ridere, allegra, dentro di sé, ma il suo sorriso si era già rattrappito in un ghigno di terrore. Un mulo cadde con il ventre all'aria. A una bambina, all’improvviso, la piccola mascella si arrossò di sangue. La polvere si levava a spruzzi come se il vento avesse preso a danzare. C'era gente che cadeva, in silenzio, e non si alzava più. Altri scappavano urlando, come impazziti. E scappavano, in preda al terrore, i cavalli, travolgendo uomini, donne, bambini. Poi si udì qualcosa che fischiava contro i massi. Qualcosa che strideva e fischiava. E ancora quel rumore di mortaretti. Un bambino cadde colpito alla spalla. Una donna, con il petto squarciato, era finita esanime sulla carcassa della sua cavalla sventrata. Il corpo di un uomo, dalla testa maciullata cadde al suolo con il rumore di un sacco pieno di stracci. E poi quell'odore di polvere da sparo.
La carneficina durò in tutto un paio di minuti. Alla fine la mitragliatrice tacque e un silenzio carico di paura piombò sulla piccola vallata. In lontananza il fiume Jato riprese a far udire il suo suono liquido e leggero. E le due alture gialle di ginestre, la Pizzuta e la Cumeta, apparvero tra la polvere come angeli custodi silenti e smarriti.
Era il l° maggio 1947 e a Portella della Ginestra si era appena compiuta la prima strage dell'Italia repubblicana.
La carneficina durò un paio di minuti. Alla fine la mitragliatrice tacque e un silenzio carico di paura piombò sulla piccola vallata. Era il 1° maggio 1947 e a Portella della Ginestra si era appena compiuta la prima strage dell’Italia repubblicana: 11 morti, due bambini e nove adulti. 27 i feriti. Tutti poveri contadini siciliani. Che a sparare dalle alture, sulla folla radunata a celebrare la festa del lavoro, erano stati gli uomini del bandito Salvatore Giuliano, gli italiani lo scopriranno solo quattro mesi dopo, nell’autunno del 1947. Ma mai riusciranno a sapere chi armò la mano di quei briganti, comodi residui della storia, incarnazione di un fenomeno del passato, che ancora sopravviveva nella Sicilia dei compromessi e degli intrighi.
Ma chi era Salvatore Giuliano? Perché massacrò 11 innocenti? Chi trasformò una banda di predoni in un’armata irredentista e separatista? Chi decise di utilizzare politicamente un bandito per spegnere le tensioni sociali della Sicilia del dopoguerra? E quale patto segreto lo Stato strinse con la mafia che lo eliminò dalla scena?".                               (da www.uonna.it/portella-1947)
Queste le vittime commemorate dalla lapide posta sul luogo del massacro:

Margherita Clesceri,
Giorgio Cusenza
Giovanni Megna (18 anni)
Giovanni Grifò (12 anni)
Vincenza La Fata (8 anni)
Giuseppe Di Maggio (7 anni)
Filippo Di Salvo
Francesco Vicari
Castrenze Intravaia (18 anni)
Serafino Lascari (15 anni)
Vito Allotta (19 anni)
(da Wikipedia)

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