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mercoledì 27 settembre 2017

L' ERNESTA, LA GHIRLANDÈINA E LA CANÈLA

(Ernesta, la ghirlandina e il mattarello)



Ernesta, la mia nonna materna. 
La persona che ha lasciato belle impronte nella mia vita di bambina.



La Ghirlandina, il simbolo di Modena.
A fianco dell’abside del Duomo, si proietta verso l’alto con i suoi 89.32 metri, agile e slanciata, nelle sue armoniose proporzioni, la torre Ghirlandina, simbolo della città di Modena...




Il lungo mattarello (canèla) per stendere la sfoglia, qui posato sulla spianatoia, apparteneva alla mia nonna.




QUAL È IL LEGAME FRA QUESTE TRE IMMAGINI ?


Il dondolio del treno che corre sui binari induce sonnolenza ma la scomodità del sedile di legno la tiene sveglia. 
Fa caldo, il caldo di un giugno appena iniziato in quella lontana estate del 1963.
Si è svegliata all'alba e con la mamma ha preso quel treno che da Modena la porterà a Rimini; da lì, poi, in autobus raggiungerà Rivazzurra.
In quella località della Riviera Romagnola, la nonna Ernesta lavora come cuoca presso la "Pensione Ghirlandina". 
La mamma l'accompagna e lei rimarrà con la nonna per buona parte dell'estate.


La Pensione Ghirlandina si chiamò così proprio in onore della Torre modenese e a quei tempi era il luogo di villeggiatura per i dipendenti della A.M.C.M (Azienda Municipalizzata Comune di Modena) e le loro famiglie.



Qui in una cartolina del 1958.







Lei la vede per la prima volta un mattino di giugno del 1963.
Una bella palazzina non troppo alta, costruita direttamente sulla vasta spiaggia.
Ha un bel giardino recintato e bordato di oleandri. 
La nonna esce per un attimo dalla cucina e l'abbraccia...

Di quella lontana estate - avevo tredici anni - ho ricordi nitidi e precisi.
La palazzina era diversa da come appare nella cartolina di qualche anno prima. Sul davanti, a destra, era stata costruita la sala che ospitava il bar.
Amavo molto il giardino nel quale trascorrevo praticamente tutto il giorno, per lo più disegnando e ritagliando bamboline di carta e il loro guardaroba. 

La nonna doveva lavorare e non mi permetteva di andare in spiaggia, mi voleva al sicuro e così me ne stavo tutta sola in giardino aspettando il ritorno dalla spiaggia degli ospiti e soprattutto dei loro figli con i quali speravo di giocare almeno per qualche ora.



All'aperto e accanto all'ingresso c'era un biliardino. Non occorrevano monete per utilizzarlo  perché il meccanismo era rotto. Avendo tanto tempo a disposizione, in breve diventai un asso del gioco ; dopo pranzo e soprattutto dopo cena ero molto richiesta come collega di gioco dai ragazzini. C'è anche da dire che ogni quindici giorni cambiavano gli ospiti , partivano amici e il giorno stesso ne conoscevo di nuovi.
Un ambiente che mi piaceva molto frequentare era la sala da pranzo che aveva una bella vista  sul mare. 
Ricordo in particolare una giovane cameriera  bionda e sorridente che correva come un folletto tra i tavoli portando un inverosimile numero di piatti tra le braccia; grazie a lei, ogni tanto mi permettevano di rimanere in sala e di dare una mano: portavo via i piatti vuoti oppure stavo accanto al montavivande che saliva dalla sottostante cucina e pigiavo il bottone di salita o discesa dello stesso. Mi sentivo molto importante. 
Altre volte, al bar della sala accanto, stavo dietro il bancone a stappare le bottigliette delle bibite.
Ma il bar mi piaceva soprattutto quando era deserto perché era dotato di un mobile radio con sovrastante giradischi.
La collezione di vinili non era enorme e  comprendeva soprattutto valzer, mazurche,...che disdegnavo.
Però qualche gioiellino interessante c'era. 
Tra gli altri, direi di aver fatto girare fino consumarlo "St.Tropez twist" di Peppino di Capri , ballando quel nuovo ritmo molto di moda .
Sotto, nelle cucine e stanze annesse , la vita era un pochino differente. Certo non erano in villeggiatura, la nonna e gli altri addetti.
Sveglia intorno alle 5 del mattino per le colazioni e poi via, senza interruzione, al lavoro per la preparazione del pranzo.
La cucina era nel seminterrato e ci faceva un caldo infernale. La mattina lavoravano senza interruzione fin verso le 14, quando ci si poteva sedere a pranzo -io accanto alla nonna- e poi, dopo aver tirato tutto a lucido , si concedevano un pisolino fin verso le 17 quando tutto ricominciava per la preparazione della cena. Verso le 23, stanca come un asino da soma, la nonna si buttava nel letto. E via così per tutti i tre mesi della stagione, sabati e domeniche comprese.
La camera era una stanza rettangolare non troppo grande , accanto alla cucina. Ricordo due reti avvicinate a formare un letto a due piazze nel quale dormivo con la nonna; accanto a quello, leggermente distanziate quel tanto che bastava per far passare le gambe, altre due reti su cui dormivano due aiuto cuoche. Era una stanza caldissima e soprattutto alloggiava insieme a noi un nutritissimo esercito di zanzare; ogni sera, prima di spegnere la luce ne ammazzavo decine e decine spiaccicandole sul muro che , dopo qualche tempo, pareva una carta da parati dell'orrore.
Con tutte queste fatiche , la nonna arrotondava la magra pensione e trascorreva l'inverno senza troppe preoccupazioni economiche.
So che la pensione esiste ancora, è un hotel molto rinomato e porta ancora lo stesso nome.
Non lo vedo da allora, quella lontana estate del 1963.

martedì 10 gennaio 2017

DALLE CESTE DI MIA NONNA






Vecchie riviste, quaderni e raccoglitori,    
                                


fogli di appunti, ritagli di giornale, ...

La  blusa qui sotto a destra la realizzammo a quattro mani quando avevo quindici o sedici anni.
Avevamo sviluppato una eccezionale forma di collaborazione mia nonna Ernesta ed io.  Insieme a lei , tra i miei 12/13 anni e i 25/30, realizzammo maglioni , abiti, giacche, cappotti ... una enorme quantità di capi davvero bellissimi. 
A lei, velocissima e con una mano regolare ed uniforme, affidavo la parte noiosa del lavoro: le parti davanti, il dietro e le maniche; mi passava i ferri quando il gioco diventava interessante , in questo caso la lavorazione delle maniche e dello sprone a punto smock. 
Ricordo che realizzammo questo golfino in lana turchese  rifinendo il nido d'ape con filato bianco. 
Mi piaceva tanto e lo portai fino a consumarlo.
Ho voluto rifarlo ma ho usato un filato di cotone, rifinendo il nido d'ape con perline in tinta. 
Ecco il risultato 



Ed ecco le istruzioni per la taglia 44
Occorrente
  400 g. di cotone , ferri n° 4, uncinetto n° 3 e 1/2, perline in tinta per rifinire il punto nido d'ape. Si possono evitare le perline e utilizzare ago e filo in tinta o di colore contrastante
Punti  
Costa 1/1: una maglia diritta e una maglia rovescia.
Nido d'ape, 1° ferro: *passare una maglia a diritto senza lavorarla, 3 maglie a diritto*. Ripetere da * a * e terminare con una maglia passata. 2° ferro: *una maglia a rovescio, tre maglie a diritto*. Ripetere da * a *.
Ripetere questi due ferri. Al termine del lavoro, con ago e filo,in tinta o contrastante (io ho usato le perline),  unire le coste diritte a due a due, scambiandole ogni sei ferri in modo da formare un motivo a rombi.
Dietro
Avviare 118 maglie ( ma è sempre bene lavorare un campione per verificare e le misure e , eventualmente, diminuire o aumentare il numero dei punti) e lavorare a punto coste 1/1. A 36 centimetri dall'inizio proseguire a punto smock e contemporaneamente intrecciare - per gli scalfi manica -  dalle due parti: 3 maglie, due maglie e infine 1 maglia per tre volte. A 50 cm. dall'inizio intrecciare per lo scollo le 44 maglie centrali ; poi terminare separatamente i due lati dello scollo intrecciando 2 maglie per tre volte. Contemporaneamente, per le spalle, intrecciare 8 maglie per due volte e infine 7 maglie.
Davanti
Come il dietro fino a cm. 45. Poi, per lo scollo, intrecciare le 24 maglie centrali e terminare le due parti separatamente intrecciando ai lati dello scollo: 4 maglie, 2 maglie per 12 volte, 4 maglie per 2 volte, 7 maglie e , infine, le rimanenti maglie in una sola volta.
Manica
Avviare 66 maglie e lavorare a punto nido d'ape per 9 centimetri. Proseguire a punto coste 1/1 aumentando dalle due parti: una maglia ogni centimetro per 24 volte. A cm. 37 intrecciare dalle due parti: 4 maglie, 2 maglie per 12 volte, 4 maglie per due volte, 7 maglie e poi le rimanenti tutte insieme.
Rifiniture
Fare tutte le cuciture ed attaccare le maniche. Rifinire lo scollo con l'uncinetto: un giro di punto basso ed uno a "pippiolini" (*due punti bassi, in una maglia lavorare un punto basso, 3 catenelle volanti, un punto basso*.Ripetere da *a*). 

Non so da dove sia stato tratto questo modello che, ovviamente, non era una nostra creazione. Sul quaderno-che ha circa mezzo secolo-c'è una foto in bianco e nero ritagliata da un giornale e le spiegazioni sono annotate a penna stilografica con la grafia dei miei quindici anni.

lunedì 21 ottobre 2013

SANDRA , LA NONNA , IL CASTAGNACCIO ... E NON SOLO

" Per mano a nonna Ernesta lei cammina svelta ascoltando la sua voce che descrive ogni passo. 
È ottobre, quasi il suo compleanno; mentre camminano le parla di quando  era bambina nelle campagne carpigiane.
Sono in Piazza Torre 
-al Tvajol ed Furmaijn
proprio accanto alla statua del Tassoni, quando un fotografo di strada crea questo bellissimo fermo immagine.
Andavano - quella mattina come tutte le mattine - a fare la spesa al Mercato Albinelli e poi , in questa stagione, dal fruttivendolo in via Castellaro a comprare il CASTAGNACCIO...o una bella PATATA AMERICANA ... o una FRITTELLA DI CASTAGNE... o una fetta di ZUCCA AL FORNO...".

lunedì 2 settembre 2013

AL CASÈT DI ZAVÀI

ovvero
IL CASSETTO DELLE CIANFRUSAGLIE
Quando ero piccola andavo spesso a dormire dalla mia nonna, rimanevo da lei anche per lunghi periodi di tempo.
Tra i miei passatempi preferiti vi era quello di aprire uno dei minuscoli cassettini della "panéra" (paniera, madia) ed estrarre il ciarpame in esso contenuto .

giovedì 4 luglio 2013

UN COLPO AL CUORE

Alzo gli occhi dal bancone del bar, portamonete aperto in attesa del resto.
Abbiamo appena bevuto un caffè dopo il nostro solito giretto settimanale in montagna a caccia di una vecchia casa che voglia farsi acquistare da noi con pochi quattrini in tasca.
Alzo gli occhi, dicevo,  e mi si blocca la respirazione.
Vedo, tra bottiglie di liquori e amari dagli improbabili colori,  questo libro.
Lo sguardo si inchioda sul viso di quel vecchio e ...LO RICONOSCO.

mercoledì 17 aprile 2013

SORPRESE

Sposti un piccolo tavolino 
e ti si apre il cassetto. 
Ci sbatti il ginocchio e lo maledici. 
Poi sbirci l'interno e ricordi ....


... nonna Ernesta,  qui ritratta a diciannove anni (1919) quando sposò nonno Dante.
Lei si spense nel sonno, durante il riposino pomeridiano, nel 1996. 
Aveva novantasei anni  e abitava da sola in un piccolissimo appartamento stipato di ricordi.
Sembra strano ma quando morì fui colta di sorpresa e non ci volevo credere. 
In quel cassetto riposi, allora, piccoli oggetti , alcuni vecchi documenti , qualche cartolina, fotografie....ripromettendomi di esaminarli con calma quando fossi stata pronta. Non l'ho più fatto e son passati più di sedici anni ormai.
Oggi ho ripescato questo:

giovedì 4 aprile 2013

QUELLA DELLA BRONCHITINA

 ovvero
la storia della scatola di latta lasciata in sospeso QUI

Questa scatoletta di latta è ciò che resta di una discussione tra mia mamma e mia nonna, nonché di una "battaglia" italo-svizzera. 
E nei miei miei ricordi ha il sapore del cioccolato.  Svizzero, appunto.

giovedì 22 novembre 2012

AMARETTI DI MODENA

L'aprire lo sportello del forno e il ritrovarmi inondata dal profumo di questi dolcetti modenesi ha riassestato l'umore non proprio allegro di questa mattinata casalinga.  
La ricetta è quella della mia nonna Ernesta, manco a dirlo

lunedì 18 giugno 2012

AL MARE CON LA NONNA

Sandra, quasi tre anni, con  nonna Ernesta.

Filippo, quasi tre anni, con  nonna Sandra.


La frase "La vita è una ruota che gira" 
avrà pure una ragione d'essere!

mercoledì 8 dicembre 2010

I TORTELLINI DI MIA NONNA

" Turtlèin in bròd "
Tortellini in brodo
Eccoli qui i tortellini di casa mia, così come mi ha insegnato a prepararli  la nonna Ernesta (quella della bambola con l'abito azzurro). Solo ed esclusivamente a Natale, proprio come un tempo. Ne ho preparati circa un chilo, la settimana scorsa...tutti da sola! Bisogna lavorare con concentrazione e velocità perchè se si asciuga troppo la pasta non si chiudono più. Quindi scarseggiano un poco le foto.
La sfôia
(La sfoglia)
L'Ernesta impastava e "tirava" la sfoglia con impareggiabile maestrìa. Per stenderla utilizzava la sua preziosa canèla che ora è mia!
Per quattro persone occorrono : mezzo chilo di farina tipo 0, quattro uova, un cucchiaio di olio extra vergine d'oliva e un paio di prese di sale.
Sopra al tulér (la spianatoia)  si forma la fontana con la farina e si rompono le uova al centro. Si incomincia a mescolare pian piano la farina con le uova usando soprattutto la punta delle dita e contemporaneamente  si versano olio e sale. L'impasto va lavorato con molta forza (aggiungendo un poco d'acqua solo se serve) anche per 15 o 20 minuti, finchè non diverrà omogeneo, liscio, elastico. Una bella faticaccia!
Poi la pasta andrà stesa usando la canèla, se si è così fortunati da possederne una, oppure un mattarello.  Si infarina la spianatoia e man mano si  arrotola e si svolge, si  svolge e si  arrotola sempre ruotando di 90° . Pian piano la sfoglia diverrà via via sempre più grande e tonda. Non si dovrà attaccare alla spianatoia nè rompersi e sarà perfetta quando avrà raggiunto lo spessore di un millimetro o anche meno.
Io che non sono brava, e non ho chi mi aiuti, divido l'impasto in tre o quattro piccoli panetti e li stendo uno per volta.
Al pést
(Il ripieno)
In un  tegame largo si mettono a cuocere, in mezz'etto di burro e un dado di carne, due etti di polpa di maiale e un etto di petto di gallina tritati finemente. Dopo circa un quarto d'ora si aggiungono due etti di prosciutto crudo di Modena, tritato finemente. Si mescola con cura e si lascia cuocere tutto ancora qualche minuto. Poi si spegne il fuoco e si lascia raffreddare. A questo punto si incorporano tre etti di parmigiano reggiano di ottima qualità  e un uovo. L'impasto va lavorato con le mani e deve risultare un'amalgama consistente ma morbida. Dopo aver assaggiato si regola il sale e si aggiunge una grattatina di noce moscata.
Questo è il ripieno per i tortellini qui a casa mia ma ne esistono tante varianti; praticamente ogni famiglia modenese ha da dire la sua a questo proposito.
Io lo preparo il giorno prima, il "riposo" esalta i sapori dell'amalgama!
Al turtlèin
(Il tortellino)
Dalla sfoglia bisogna ricavare dei quadrati di tre o quattro centimetri di lato (il vero tortellino è piccolo!). Si mette al centro una piccola presa di "pesto", di ripieno,e  si piega a triangolo facendo aderire bene i bordi. Poi si stringono tra pollice e indice di entrambe le mani i due cateti del triangolo e si fa ruotare il tortellino intorno all'indice della mano destra fino a sovrapporre ed unire , stringendoli bene, i due angolini.
I tortellini debbono riposare almeno alcune ore , prima di essere cotti in un buon brodo di carne dove prevalga il gusto della gallina.

Le mie creature sulla retina

ad asciugare.
Per il tortellino modenese il brodo l'è la sò mort! Per ogni turtlèin un cucèr ed bròd! Cioè il tortellino modenese è solo ed esclusivamente in brodo.  Secondo la proporzione: un cucchiaio di brodo per ogni tortellino. La moda del condimento "alla panna" o al ragù, può piacere  ma non appartiene alla tradizione.
Questa sera, a cena , un primo assaggio...SO-BBBONI!

E questo è il PRIMO PIATTO del tadizionale pranzo annuale quando mia nonna era ancora "la rezdòra" del Natale di famiglia. Era veramente una grande festa e si risparmiava tutto l'anno per  realizzarlo
Prossimamente:
Bollito misto- Cipolline in agrodolce-Salsa verde-Zampone con fagioli-Faraona arrosto-Patate al lardo-Radicchi con pancetta calda e aceto balsamico-Zuppa inglese-Bensone-Nocino

venerdì 19 novembre 2010

LA PRINCIPESSA AZZURRA

"Una foto, una storia"

Estate 1955
Durante una pausa del suo lavoro di cuoca in un albergo della Riviera Romagnola
la nonna Ernesta si fa fotografare insieme al suo recente acquisto.
*************
     " Il minuscolo appartamento è in penobra e silenzioso.
Precedo la nonna e sento i miei passi sui mattoni rossi che pavimentano il corridoio.
Da destra arriva una fioca lama di luce: la tenda, che di solito scherma la finestra affacciata sulle scale condominiali, è aperta. Questo mi incoraggia a proseguire in quello spazio mai troppo luminoso .
Sono a mio agio tra queste altissime pareti. La casa della nonna profuma di buono, sa di saponetta Palmolive, di lavanda, di brodo di gallina.
"Guarda in camera, c'è una sorpresa ....." e mi appare.  La più grande e bella bambola che abbia mai visto. Sta seduta al centro di un meraviglioso abito azzurro  e nel bel mezzo dell'altissimo lettone; da lì mi tende le braccia, mi sorride " .

Ricordo di essere rimasta immobile sulla soglia della stanza con lo sguardo fisso ed incredulo e ricordo gli occhi ridenti e carezzevoli della nonna Ernesta.
Ora so per  quanto tempo aveva dovuto risparmiare per comprarmi quella bambola che a me sembrò una principessa. 
Ma forse "lo sapevo" anche allora.
La principessa azzurra è ancora con me.
L'abito originale è andato perduto
così come quello del bambolotto Chico

lunedì 4 ottobre 2010

PIER LAMBICCHI E L'ARCIVERNICE

Ma quanto sono belle? A me piacciono molto le zucche ornamentali ed ogni autunno me ne procuro qualcuna sperando di riuscire a conservarle a lungo.
Quando ero piccolina mia nonna Ernesta mi diceva che, grazie a una zucca tutta bitorzoluta, Cenerentola era riuscita ad andare al ballo con tutto quello che ne consegue. Allora , parlo di mezzo secolo fa (aiutooooo) , le fiabe erano narrazioni affidate soprattutto alla voce degli adulti .
Poi, intorno ai sette otto anni, ho cominciato ad appassionarmi ai libri e il merito va anche ad uno stupendo zio. Si chiamava Guglielmo ma per me era "lo-zio-simpatico". Lui e la moglie, sorella di mio papà, gestivano una storica legatoria d'arte,  la Legatoria Bursi. Ora lui non c'è più ma la legatoria esiste ancora oggi e porta il suo nome.
Lui mi regalò Il lampionaio, La Piccola Principessa, Pattini d'argento, Pinocchio, Piccole donne.....
Cominciarono  presto piacermi anche i fumetti che avevo in prestito da mio cugino. Oppure , con papà , li compravo ogni tanto alla bancarella dei libri usati: ce n'erano due , nei pressi di casa. Il Monello, Capitan Miki, Bleck Macigno, TEX che meriterà un post a parte per essere stato la grande passione di mio padre.
MA TUTTO QUESTO CHE C'ENTRA CON LE ZUCCHE?
Dicevo...cominciarono presto  a piacermi i fumetti: bello ed irraggiungibile Il Corriere dei Piccoli! Quando potevo averne uno tra le mani , lo sfogliavo alla ricerca di  Pier Lambicchi, quello dell' Arcivernice!
E qui torniamo alle zucche.
Le zucche ornamentali sono state il mio primo esperimento con l'arcivernice: una

pennellata e l'oggetto "verniciato" prendeva vita. Mi concedevo qualcosa in più: la trasformazione in ciò che desideravo.



Mi raccontavo da sola mille storie intrecciando le fiabe. Cappuccetto
Rosso si era stancata di quella mantellina da bimba piccola? Che problema c'è: una pennellata di arcivernice sul giornale appeso all'edicola ed eccola con uno stupendo abito da sera  salire sulla zucca..ehm...sulla carrozza, altra pennellata, diretta al castello del Principe. Ma, accidenti è tardi. Che problema c'è: una pennellata,tanto l'arcivernice è inesauribile, e gli stivali in quella vetrina diventano quelli del Gatto con gli Stivali.E, ora che sono suoi,  in due nanosecondi Cappucetto arriva alla festa. BELLO, VERO?
Ecco, le zucche ed in particolare quelle piccoline e strane, mi ricordano anche tutto questo.
Chissà se quast'anno riuscirò a non farle ammuffire.

giovedì 21 gennaio 2010

Son tornata e mi cucino i tortelli!!!!



Sono stata 12 giorni su una nave a girellare nel Mediterraneo: bello...ma sto meglio sulla terraferma. Strano.  Con tutto quello che ho mangiato, non ho preso nemmeno un etto.
Quindi....
Tortelli della nonna Ernesta. Lei li cuoceva nella sua meravigliosa stufa di pietra refrattaria; io li metto  nel forno elettrico...sig!
-400g. di farina00
-100g. di zucchero
-75g. di burro
-due uova
-la buccia grattugiata di 1/2 limone biologico
-qualche cucchiaiata di latte
-livito per dolci, in polvere
Impasto gli ingredienti fino ad ottenere una palla morbida e la metto a riposare una mezz'ora.Poi con il mattarello (la canèla!) stendo una sfoglia di mezzo cm di spessore. Ricavo dei dischi utilizzando un bicchiere. Metto al centro una cucchiaiata della mia meravigliosa marmellata brusca di amarene. Ripiego il dischetto su se stesso e chiudo ben bene i bordi della mezzaluna premendo con le dita. Pennello con tuorlo d'uovo e metto in forno a 180° per una mezz'oretta.
Ora li preparo, li fotografo, li pubblico e poi...me li pappo!!!!
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